Teo (Sonata - Grave)

Teo stava scorrendo la rubrica del suo nuovo telefonino. Aveva da sempre voluto che ad ogni chiamata ricevuta comparisse una foto della persona che lo stava cercando, ed ora poteva farlo.
Di foto sue non ne aveva, ma per fortuna ne rimediò a sufficienza dal computer della sua coinquilina che aveva la buona abitudine di tenere la sua fotocamera digitale nella borsetta, pronta a servirsene per documentare ogni serata.
Cominciò dagli amici più intimi. Di Ale e Vì aveva fin troppe foto, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Di Lucio niente, se ne era andato dalla casa prima che ci arrivasse la rivoluzione digitale. Trovò anche qualche immagine inaspettata dei più longevi colleghi di facoltà. Un piacevole passatempo dunque, fin quando non arrivò al nome che lo costrinse a fermarsi. Si era infine imbattuto nel numero di Katrien. Gli erano in un secondo tornati in mente tutti i ricordi dell'ultimo anno e mezzo, polaroid che scorrevano frenetiche del suo sorriso splendente, dei suoi bellissimi lineamenti asimmetrici, della sua pelle diafana, dei suoi stravaganti orecchini e delle sue esagerate collane di legno, delle sue mani, dei suoi capelli. Per un attimo si immaginò di essere ancora in quel cinema sperduto e piccolissimo a vedere film in lingua originale senza capirci nulla, o sotto le coperte a fare l'amore sulle note devastanti e disperate dell'omonima canzone dei Mogwai, canzone che a lei piaceva immaginare come una dedica personale.
Era stata la sua prima ragazza ufficiale, la prima volta che aveva deciso di abbassare le difese e di lasciarsi trascinare in una storia seria. La prima volta che si era innamorato.
Fu quasi un colpo di fulmine, si incontrarono a lezione perchè lui era l'unico a parlare un inglese decente fra tutti i suoi compagni. Cominciarono a studiare insieme, a frequentarsi fuori dall'università e, un attimo dopo, anche a letto.
Erano veramente innamorati, dopo un anno che erano insieme, lei se lo portò a Belfast dove passarono le vacanze estive. Teo conobbe i suoi genitori, i suoi amici e tutti i luoghi della vita di Katrien prima di venire in Italia. Strinse subito un buon legame con il padre, la parte protestante della sua famiglia, anche se credeva più nel Totthenam e nella Guiness che nell'aldilà. Era un hooligan intrappolato in un corpo da lottatore di Sumo di un metro e settanta, la parte sanguigna c'era, mancava quella troppo faticosa delle risse nei bar e delle coltellate fuori dallo stadio. Gli era piaciuta molto Belfast, il suo essere spaccata in due, i murales sterminati, Lagan Weir. Soprattutto ricordò il brivido che gli corse lungo la schiena alla vista della Peace Line della città. Teo non poteva sapere cosa volesse dire essere al confine, vivere sul punto di rottura, ma certo davanti a quelle mura si sentì piccolo e impotente. Ma fortunato.
Fu durante un pranzo domenicale a casa di Katrien che lei annunciò la sua decisione di lasciare la sua università e continuare in Italia i suoi studi. Teo ne fu felicissimo e tornò a casa con entusiasmo rinnovato, Katrien restò a Belfast altre due settimane, sarebbe tornata i primi di Settembre. Tutto sembrava perfetto finché Katrien aveva cominciato a sentire la mancanza di casa, della famiglia che rivedeva una volta ogni tre mesi al massimo, della sua città e di tutti i suoi amici che sentiva di star perdendo. Così decise, prima che fosse terminato il primo anno accademico da studentessa italiana, di prendere un aereo e tornare a casa. Si fermò qualche settimana e al suo ritorno tutto sembrava tornato come agli inizi. Ma Teo si era reso conto fin da subito che Katrien aveva già scelto il suo futuro, che era tornata solo per dirgli addio, solo perchè gli voleva bene veramente. Due mesi dopo Katrien e Teo si salutarono da buoni amici all'aereoporto per l'ultima volta. Lei non sarebbe più tornata in Italia, almeno non per lui. Non avevano mai litigato veramente, non ci fu mai un momento in cui lui la odiò, capiva benissimo che le cose erano cambiate, che la vita non dipende esclusivamente da loro due. Solo c'era qualcosa che lo fece soffrire moltissimo, forse la sensazione di essersi innamorato della ragazza sbagliata. Analizzando razionalmente la situazione avrebbe dovuto capire fin dal principio che era una storia destinata a finire, e ad avergli fatto male più di ogni altra cosa fu la sensazione di precarietà che l'intera faccenda gli aveva lasciato addosso. Aveva capito che ogni affetto poteva finire in poco tempo e questo,in tutta onestà, non era ancora riuscito ad accettarlo.
Ad ogni modo, quello che lo faceva più incazzare erano le domande dei suoi amici, uscite del tipo: “Perchè vi siete lasciati?”. E lui si incazzava perchè non fu mai in grado di dare una risposta precisa. Per quanto avesse provato a cercarla, non sapeva proprio darla perchè, in fin dei conti, non c'era stata una causa scatenante, un dissapore tramutato con il tempo in odio.
In quel momento realizzò che era dalla fine dell'estate scorsa che aveva cominciato ad avere problemi nella gestione della sua rabbia, che era dal preciso momento in cui si lasciò indietro Katrien che aveva cominciato a perdere saltuariamente il controllo, che la sua irrefrenabile voglia di odiare nacque proprio quando si impose di chiudere con il passato e guardare avanti.
Di foto digitali di Katrien non ne aveva, e quelle che un tempo aveva appese in camera erano finite nello scatolone dei ricordi nella soffitta della casa dei suoi. Inoltre quello che stava osservando da svariati minuti era il suo numero italiano, che non avrebbe più usato. Sarebbe stato inutile perdere tempo a modificarlo. Non lo cancellò, ormai quei ricordi non gli facevano più così tanto male.
Continuò a scorrere la rubrica per conoscere il nome del prossimo volto che avrebbe dovuto cercare nell'archivio fotografico del computer di Vì.

0 commenti: