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Il prossimo

Aiutiamo il prossimo. Pensa al prossimo. Bisogna farlo per il prossimo. 
Innanzitutto non so neanche chi sia questo mio prossimo. Quando vado dal salumiere, compro ciò che devo e saluto, lui dice "Il prossimo". Seguendo questo semplice concetto il mio prossimo dovrebbe essere rappresentato da chi nascerà appena io sarò morto.
Quindi, mio caro prossimo, scusami ma non riesco proprio ad immaginarti e credimi questo è un bene, perchè non riuscendo a farlo non riesco nemmeno ad odiarti.
Se il mio prossimo fosse la generazione adiacente la mia, ovvero i nascenti di oggi, per me sarebbe veramente un bel problema. Sarei costretto ad odiarlo il prossimo perchè sarebbe solo un ragazzino viziato che odia i neri, i gialli, i mussulmani, i buddhisti, i pellerossa e gli eschimesi, tutti insomma, e farebbe passare per stronzo il sottoscritto che invece odia solo lui.
Dovrei odiarlo perchè quando è toccato a me essere il prossimo non mi si è inculato nessuno, neanche per sbaglio, ora tutti con questa parola sulla bocca e lui, il nostro prossimo, prenderebbe con se tutte le nostre attenzioni e i nostri consigli e se li porterebbe al concerto dei Tokio Hotel.
Dovrei odiarlo perchè mi costringe a pensare sempre al domani, mentre io sarei felicissimo di poter pensare solo al mio adesso, a come riempire le ore che mi separano dal domani senza avere la sensazione di aver sprecato il tempo a mia disposizione.
Dovrei odiarlo perchè vedrei come risultato del mio impegno e dei miei sacrifici, connessi ad una vita che si basa sull'aiutare gli altri, un individuo talmente cinico ed egoista da ricordare il sottoscritto.  Guardarlo mi farebbe tornare in mente me stesso da giovane, a quel punto sarei costretto a passare tutti i miei giorni a ricordare i bei vecchi tempi con i miei amici prossimi alla terza età.
Invece per fortuna il mio prossimo non lo conoscerò mai e questo mi lascia almeno il dubbio che potrà essere una persona migliore di me, anche se non ci vuole poi così tanto.
"Amo il prossimo. Non questo, il prossimo"
  
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Vedere per capire

Come vedere correre Usain Bolt e capire quanto sia superiore la razza bianca.
Come vedere nuotare Michael Phelps e capire quanto la razza padana sia la migliore tra quelle bianche.
Come vedere due atlete, una georgiana e una russa, che si abbracciano sul podio olimpico di Pechino e capire che lo sport è ancora una delle cose migliori che abbiamo.
Come ascoltare Friend of the night (Mogwai) e capire quanto per la musica sia superfluo Allevi.
Senza fretta, piano piano, cominciare a capire.
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Tamarrow never dies

Prendo in prestito il titolo di uno dei capitoli più inutili di una delle saghe più orribili della storia del cinema per parlare, manco a dirlo, di tamarri.

Dopo un sabato sera passato al Summer Jamboree a Senigallia ho constatato come le perversioni dei padri ricadano inevitabilmente sui figli.
I padri sono gli individui rimasti incastrati negli anni '60 e i figli sono bambini di 5 anni al massimo conciati a festa dai genitori.
Ora, io posso capire il sentirsi legati ad un'epoca o a uno stile particolare, ma pretendere di addobbare la propria prole come un compendio in 80 cm di pin-up e sex-symbol di 40 anni fa, abbiate pazienza, mi sembra un po' eccessivo.

E questo è il pensiero che mi accompagna rientrando nel noioso entroterra da anni uguale e fedele a sè stesso. Qualche giorno dopo, però, mi imbatto per sbaglio nella pagina degli eventi mondani del Corriere Adriatico che, implacabile, mi ricorda chi siano, agli albori del ventunesimo secolo, i veri tamarri.
E allora mi rimangio tutto lo scritto e cambio repentinamente idea che, a guardare bene, un po' di brillantina sui capelli, un risvoltone sul jeans (rigorosamente integro!) e la frangetta impennata costiuiscono elementi autoironici di un folklore che comincio ad apprezzare, in quanto incarna l'esatto opposto dello sbattermi in faccia il tuo costoso, sciatto ma griffato vestirti male con cura odierno.
In fondo una generazione che si identifica in James Dean e Gioventù bruciata o, per rimanere nel nostrano, in Vittorio Gassman e Il Sorpasso, non può per definizione essere peggiore di una che trova i proprio eroi in Vin Diesel e The fast and the furious o Federico Moccia, Riccardo Scamarcio e il mai troppo bistrattato Tre metri sopra il cielo.

La cultura dominante è l'espressione del potere.

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Il cambiamento delle cose

Che ne dite del nuovo layout del blog? Ho deciso finalmente di vestire dei panni piu' sobri che ho quasi 25 anni e non si puo' mica fare i cazzoni per sempre!
A presto, intanto quando avete 8 minuti tondi tondi liberi vi consiglio questo cortometraggio.
Consiglio valido per chi è appassionato di:
-cinema
-Mogwai e Godspeed you!Black emperor
-Youtube
-"regia asciutta e totale" alla Stanis LaRochelle.

Stay tuned
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Credenze

Pensavo: osservando bene si puo' vedere come Las Vegas rappresenti esattamente, nell' immaginario di un giocatore d'azzardo, quello che il Vaticano è (dovrebbe essere) per un cattolico o La Mecca per un mussulmano. Ergo, il gambling è una religione, giusto?
Per non parlare di Disneyland per un bambino...quindi anche il bambinismo è una religione? Magari no, avrà sicuramente un nome piu' particolare...il Peterpanesimo?
Non so, sono abbastanza confuso. Nel senso che non so bene se mi importi conoscere la risposta. A volte faccio domande solo per il gusto di farle e di infastidire il prossimo, ché a porgere l'altra guancia ci pensa già qualcuno.
Di certo la religione che va per la maggiore oggi è lo shopping e di nonluoghi di culto ne ha davvero tanti, senza bisogno di immaginare mete troppo esotiche, anzi, senza bisogno di immaginare. Vuoi mettere però il muro del pianto o piazza San Pietro con il parcheggio del centro commerciale di San Severino Marche? Così, tanto per dire.

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Beijing

Ho ceduto. Non come si dice di solito "alla fine", ho ceduto e basta. Mi ero ripromesso di non vedere queste olimpiadi, scandalo sportivo preannunciato, ritenevo sufficiente essermi sorbito il mondiale di calcio del 2002, ma si sa che la carne è debole. E così, in questa mattinata uggiosa, mentre va in scena il settimo giorno di gare infrango la mia promessa. Tutto sommato non mi è andata affatto male dato che sono arrivato giusto in tempo per vedermi 2 ori italiani in 2 ore esatte!. 
Ma ad avermi colpito è la gara dei 50 metri di stile libero. Un ragazzo del Camerun (mi pare), piuttosto scarso e tarchiatello, conclude la sua prova con un tempo di 2 secondi superiore al limite per la qualificazione al turno successivo; 2 secondi che rappresentano un'eternità in una gara che in media ne dura 22,5/23. Ma a lui questo non importa affatto, impazzisce di gioia come se avesse appena visto nascere suo figlio e non riesce a fermarsi. Mi ha ricordato la splendida esultanza da posseduto di Fabio Grosso nella leggendaria semifinale di Germania 2006, sicuramente tra le piu' belle cartoline di quel mondiale.
Il ragazzo del Camerun (mi pare) viene anche intervistato da una giornalista italiana, ma il suo sorriso è talmente tirato che non gli permette di scandire bene le parole. 
Ecco, questa è l'immagine di Pechino 2008 che voglio ricordarmi: una strana foto in cui un ragazzo nero è a bordo di una piscina e ride come se avesse assunto LSD in dosi massicce. E quel sorriso in un secondo arriva forse a giustificare tutte le brutture che non c'entrano con lo sport in se, ma con le olimpiadi si, come i contratti con gli sponsor, le liti tra federazioni,le richieste di detassazione delle medaglie "che non siamo mica calciatori miliardari", scandali doping e quant'altro. 
Se questo è l'immagine che rimane forse vale anche la pena che il mondo per un mese dimentichi la Georgia e il Tibet e tutto il resto. Non si puo' vivere di sole incazzature.
L'altro lato della medaglia in compenso ci riguarda molto piu' da vicino e si chiama Federica Pellegrini. Ha 20 anni e già da un paio si considera la nuotatrice piu' forte del mondo senza averlo mai dimostrato, almeno fino a ieri. Anzi era riuscita benissimo a dimostrarci di non avere mai avuto le palle per vincere e di essere molto piu' brava tra le pagine della cronaca rosa che in piscina (vedi capitolo Marin). Anche lei alla fine ha vinto riscattando così un anno bla bla bla. Comunque il mio eroe già l'ho scelto: non ha un nome, ma il sorriso ingenuo di un bambino di 4 anni che ha appena capito che il gelato da 12 euro che hai in mano è tutto per lui. 
"La passione ce vole!!" (Boris I miss you). 
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Saperla lunga


Alla domanda se per lui le dimensioni contassero, Rocco Siffredi ha risposto:"La donna è il risultato della sua femminilità, che è un insieme complesso di fattori. Non certo la somma algebrica di tette e culo".
E pensare che c'è ancora molta gente in giro che perde il proprio tempo ad ascoltare la "diarrea verbale", citando un'amica che di mestiere fa la poetessa, di Vitaliano Costantino e compagnia bella, individui autodefinitisi tra i maggiori conoscitori mondiali dell'universo femminile.
Evidentemente non basta spendere qualche notte di mezza estate con la velina di turno, nella discoteca di turno, per diventare leggenda. Proprio no.
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Diario di una veglia concettuale

Vedere il passato di tutti vivendo il proprio presente, aspettando il proprio futuro, che è dubbio, che è opportunità e minaccia, che è speranza per quello che potrà essere e rabbia per quello che non sarà mai. 
Vedere lo stesso cielo che è stato di Chernobyl, di Auschwitz, del Darfur, di piazza Tiananmen, di Berlino (non quello del 2006, sebbene sia quello un ricordo bellissimo), il cielo ridisegnato dagli astrologi, spiegato dagli astronomi e segnato dal tragitto di moduli e satelliti, il cielo ultratecnologico di Tokyo e New York e il cielo incontaminato del Sahara e del Tibet. 
Nessun significato immediato, solo una foto in nero e giallo, bello perchè tutto da significare.
Essere una infinitesimale parte del tutto. Del tutto? Essere una parte, piccola. 
Non c'è bisogno di vedere un dio dietro tutto questo per rendere il cielo un'immagine poetica ed evocativa, basta un po' di immaginazione e liberare il pensiero, operazione molto facile quando lo sguardo non trova riferimenti a cui ancorarsi. D'altronde l'immagine del cielo la conosciamo tutti, non abbiamo certo bisogno di passare notti a fissarlo per ricordarci di cosa si tratti. La sua immagine è un punto fermo, un riferimento. O no? Per fortuna qui non arriverà mai nessuna professoressa a leggere quello che ho scritto e a farmi notare, con arroganza e superoirità, che sono caduto in contraddizione. Posso quindi permettermi di cambiare idea senza dover rinnegare la precedente, perchè mi sembra buona lo stesso.
Insomma non so bene cosa pensare osservando il cielo, sempre ammesso che ci sia qualcosa che ci debba per forza venire in mente quando lo guardiamo. Ma non credo.
Oddio che fatica, meglio chiudere gli occhi. Farò così, partiro' da un mio assunto che sarà anche la conclusione di questo discorso sconclusionato: lo preferisco al soffitto di casa mia.
Opinione semplice e banale d'accordo, terra terra se volete essere cattivi nel giudizio, ma non meno di tutte le cose piu' belle della nostra vita, come il primo caffè della giornata o una birra al bar con gli amici. Non sono mai stato un poeta, alla magniloquenza della Divina Commedia ho sempre preferito un panino con la mortazza o, al massimo, un coro di bambini che canta we don't need no education.
Lascia comunque il sorriso riuscire a cogliere con lo sguardo la scia di una stella cadente, anche per chi non crede in niente oltre a quello che c'è. Può bastare.