Ale (Sonata - Presto)

L'estate stava arrivando. Era già la fine di Giugno, ma quest'anno sembrava che l'estate avesse lasciato alla primavera il compito di illudere, di far credere a tutti che sarebbe stato possibile passeggiare alle undici di mattina, uscire per l'aperitivo in piazza alle sei del pomeriggio. Si sta parlando dell'estate che ti prende al collo come un'anaconda che ti strangola lentamente fino a lasciarti inerme.
Ale guardò Vanessa seduta sul cornicione delle mura appena fuori la tavernaccia di Gerri Il Lercio. Aveva deciso che se doveva andare incontro alla sua propria disfatta, voleva almeno farlo su un terreno amico. Dietro di lei si stagliava enorme il versante ovest della città, illuminato dall'arancione torbido del tramonto. Il vento le buttava i capelli in faccia e questo, se possibile, la rendeva ancora più bella.
Ad Ale, Vanessa era sempre sembrata particolare.
Era costantemente sovrappensiero, non ascoltava mai fino in fondo, ma non lo faceva per snobbismo, no. Sembrava più che altro una con molte idee e poco tempo. Si credeva destinata ad un progetto più grande. Comunque era di compagnia, di sicuro non una con cui pesava uscire. E poi c'era una cosa che Ale amava particolarmente in Vanessa, il fatto che lei credesse nella reincarnazione. Questa sua particolarità aveva molti risvolti pratici. Vanessa trattava ogni essere vivente come trattava se stessa, con cura e attenzione, non uccideva le mosche che le ronzavano in cucina e le zanzare che le deturpavano le gambe nelle notti estive. Inutile dire che questo volto del comportamento di Vanessa al cinico Teo faceva storcere il naso. Non piaceva neanche a Vì, cui non andava troppo a genio il buonismo spicciolo.
Avevano parlato a lungo, lui aveva deciso che era arrivato il momento di andare avanti, per quanto potesse risultargli insopportabile. Voleva portare il loro rapporto nella fase ufficiale, in fondo era quasi un anno che si frequentavano. Lei, però, non fu d'accordo.
Quel pomeriggio ci fu uno strano imbarazzo, per la prima volta Ale non era riuscito a sentirsi a suo agio con lei. Ogni volta che apriva bocca sentiva una tarantola arrampicarsi su per l'esofago, e questo lo disturbava non poco. Tutto era stato già detto e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Avrebbe voluto ripeterle ancora che dalla prima volta in cui lei gli rivolse la parola, lui avrebbe voluto passare la sua vita nel mezzo di quella conversazione, avrebbe voluto farle sapere quanto tempo aveva passato di fronte allo specchio del bagno cercando l'espressione giusta, quella che meglio poteva riflettere il tono delle sue parole.
Avrebbe voluto ficcarle a spintoni in quel cervellino che seguiva logiche tutte sue che si era innamorato veramente, che ora come ora nulla lo avrebbe reso più felice che rimanere con lei per sempre. Per sempre.
Quelle parole che la spaventava tanto: per sempre.
Invece non disse niente. Aveva la faccia di qualcuno che avrebbe continuato a pentirsi per tutta la vita della decisione presa, e anche a Vanessa scappò una lacrima, perchè, in fondo, gli voleva bene.
Ale non riuscì mai a capire i suoi discorsi di non voler sentirsi legata a nessuno, di essere libera. Erano concetti che nella sua testa proprio non ci entravano, come la difesa a cinque, il doppio mediano, e il perchè subaffittare stanze fosse illegale. Quando erano insieme si divertivano, entrambi, e al contrario di quanto sosteneva Teo, Vanessa non frequentava altri ragazzi. Certo però era strana, molto strana, ma ad Ale questo piaceva ancora di più.
La guardò un ultima volta, si strinse le braccia intorno alla polo scura come se fosse stato attraversato da un brivido gelido. In quel momento si sentiva incredibilmente pesante, già respirare era una fatica insopportabile, per non parlare poi di quante energie richiedesse tenere gli occhi aperti. Le riservò un ultimo abbraccio durato un secondo, poi si voltò e se ne andò.
Cestino, click destro, svuota cestino, conferma.
“Teo?”
“Ohi, Ale, sono al supermercato....ascolta, secondo te è possibile che il Primitivo di Manduria possa avere un'aroma vellutato e corposo allo stesso tempo?”
“Tu e Vì. Bar Centrale. Subito. Ho bisogno di bere e non ho voglia di farlo da solo.”
Ora quella tarantola che gli camminava dentro se n'era andata, ma non si sentì meglio, perchè andandosene l'aracnide si era portato via l'esofago, lo stomaco, il fegato ed entrambi le reni. Non percepiva niente dai polmoni fino alle gambe. Ora si sentiva vuoto.
Era questo che intendeva Vanessa quando gli parlava del sentirsi liberi?

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