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Khmer Rossa

"Volevo che fosse per lei stupendo ed irrinunciabile come un 25 Aprile"
(Offlaga Disco Pax)

"No"
"E dài!"
"No, gò dito de no, quante altre volte da ripetertelo ancora, ciò?"
"Cristo, Francesco, ti ho chiesto di saltarne una, mica di mollare tutto quanto e andarcene a vivere a Roma Termini, cazzo!"
Due cose proprio non sopportava: la prima era quando lo chiamava col suo nome di battesimo, significava battaglia imminente, e la seconda era il suo turpiloquio.
Era molto sboccacciata per essere una ragazza, e va bene che di questi tempi vattela a trovare una ragazza seria, ma non gli erano mai piaciute quelle troppo volgari. Mai nessuna eccetto lei, chiaramente.
In fondo tutto quello che le chiedeva, Francesco, era di svegliarsi la domenica mattina con il profumo di pasticcio pronto o di sopa coada, come gli succedeva dapiccolo quando sua nonna abitava ancora con lui, fuori Bassano, ai piedi del monte Grappa, lungo le rive del Brenta e Gennaio ti sconsigliava di abbandonare la sala da pranzo dopo mangiato. Ora che abitava a Cuneo, infatti, non riusciva più a riprovare quella sensazione d'infanzia che aveva ogni volta che tornava a casa, gli mancava anche quell'aria umidiccia e appiccicosa di metà estate che risaliva dal fiume per venirsi a spalmare sulla sua pelle.
Non è che non condividesse le idee di Ilenia, intendiamoci, ma sotto sotto si sentiva un ragazzo felice: la sua più grande passione era il suo lavoro. Non solo poteva giocare a pallavolo quattro o cinque ore al giorno, ma addirittura doveva, visto che dal gioco dipendeva anche il suo sostentamento economico (ma guai a parlarne con Ilenia...i soldi, pff, ma figuriamoci!).
Le piacevano tante cose di lei ma proprio non riusciva a capire la sua rabbia. Lui, di sicuro, non ce l'aveva.
Adorava, ad esempio, quel piccolo tatuaggio che aveva dietro al collo, nascosto dai lunghi capelli castani lisci. Non era chiassoso o un pastrocchio come tanti che vedeva in giro, anche e soprattutto negli spogliatoi a fine allenamento. Quattro quadratini, uno adiacente all'altro. Si chiama Sorekara, gli aveva spiegato lei, ed è un idioma giapponese che significa "e poi", "inoltre", ma anche "da allora".
Ovviamente Francesco non si era mai neanche azzardato a chiederle perchè decise di tatuarsi quella sequenza di quadratini, si limitava a farle notare, con sistematica periodicità, quanto le stesse bene addosso e a pensare che fosse dedicato a lui.
"Lo avresti dovuto sapere che domani per me è un giorno importante...e secondo te con chi è che vorrei passare un giorno importante, imbecille testa di cazzo?"
"Ilenia, per favore, 'ste parolacce..."
" 'Ste parolacce un cazzo, Francesco, - ancora! - sono o no la tua compagna, porca puttana?"
"Non si tratta solo di questo, si tratta del fatto che è un lavoro"
"Oh oh oh, ma sentitelo, il cazzone!"
"....ad ogni modo, non è che posso telefonare al coach e dirgli che, all'improvviso, domani non posso andare in trasferta fino a Macerata, e dico Ma-ce-ra-ta...le Marche, hai presente dove cazzo sono?, perchè è il terzo anniversario della metamoforsi della mia ragaz"
"COMPAGNA, prego - lo interruppe lei - ragazza è un termine che usano solo gli schifosi maschilisti del cazzo"
"...compagna..."
"Non sono la ragazza di nessuno, io, ok?"
"COMPAGNA, ok? - la guardò supplicante di lasciarlo cotinuare - dicevo: il giorno in cui battezzarono la mia compagna Khmer Rossa! Devi ammettere che suona un po' ridicolo..."
"RIDICOLO?"
Non ebbe bisogno di una laurea in psicologia per capire che scelse proprio la parola più sbagliata che avesse potuto scegliere in quel frangete, e di sicuro non gli sarebbe servita, quella laurea, neppure per tentare di recuperare l'infelice uscita.
"Quindi io sarei RIDICOLA?"
Ahia, il tono con cui sottolineò quel "ridicola"....nulla di buono stava per accadere.
Questa volta, pensò il buon Francesco, non sarebbe bastato regalarle qualche illustrazione pubblicitaria introvabile (cioè carissima) per calmarla, neanche quelle di Antoni Rigorini, il suo preferito perchè torinese come lei, che a differenza sua, però, da Torino non se n'era mai andato.
Ma perchè il 22 Ottobre? Il nostro lo sapeva bene.
Perchè non successe niente, quel giorno, gli aveva detto lei. Un giorno senza memoria storica, raro e prezioso. Passarono serate intere a setacciare insieme i meandri più oscuri del web, a spulciare a quattr'occhi ogni tipo di fonte informativa, ma niente. Il 22 Ottobre non è mai successo nulla. Niente di eclatante, almeno: qualche evento legato alla prima e seconda guerra mondiale, certo, ma in nessun paese era una festa nazionale e per nessuna religione era un giorno sacro o di festa. Era perfetto per Ilenia.
Perfetto per diventare il suo giorno.
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Sergio indahouse

Voglio chiarire subito che io non ce l'ho con Sergio Marchionne, sebbene questo possa sembrare ad un lettore piuttosto distratto, ma è lui ad avercela con me.
Mi provoca, mi stuzzica, scompare per un po' (o forse sono io che ho spento la televisione da un po') e poi mi si ripresenta all'improvviso. A Montecitorio. In giacca e cravatta.
Un gesto ardito, non c'è che dire.
Non mi piaci, Sergio, non mi piaci affatto e continuerai a non piacermi.
Sei offensivo ed irrispettoso...perchè?
Dunque: non è un crimine che un'azienda in crisi chieda ai proprio dipendenti di stringere la cinghia (ah, le metafore!) e di rinunciare a qualche diritto dato per assodato, se questo servisse a salvarla, a mantenerla in vita permettendo così agli stessi di continuare a lavorare. Diventa, invece, un'offesa quando questa richiesta viene fatta da una multinazionale che prevede di chiudere il bilancio con più di 400 milioni di euro di utile.
I sacrifici dei lavoratori serviranno ad aumentare i dividendi degli azionisti e degli investitori, ed andate in pace amen.
Poco importa se dall'Italia, dalla quale non arriva neanche un euro dei 400 milioni (e sticazzi?), sono piovuti corposi aiuti statali per interi decenni, vero? Di chi erano, quei soldi?

Chissà cosa penserebbe di lui la lega nord se riuscisse ad osservare la situazione da questo punto di vista. Perchè, in ultima analisi, la leganord sarà pure il partito che ha riportato indietro concetti altissimi e, come tali, scevri da ogni ragionamento meramente economico - biopolitica e socialismo cooperativo in primis - fino agli oscurantisti tempi del feudalesimo, ma è vero pure che su di essi poggia e che da essi si è alzata in piedi la prima volta.
Già, la lega nord, il partito del fare: cazzate, boiate, schifezze, lettera e testamento; ma sto divagando.
Il buon Sergio (l'Alfa e l'Omega) ha dimostrato anche a Montecitorio di essere un uomo di mondo insospettabilmente avvezzo agli usi e costumi dominanti, consapevole che, come ci ha ricordato Ascanio Celestini, la divisa non si processa.
Fino al 6 Aprile, almeno, poi si vedrà.