Di vita, sesso, e altre sciocchezze

Pensate a tutte le cose che possono andare male per un uomo in un rapporto sessuale. C'è il problema del non-succede-niente, il problema del succede-tutto-troppo-presto, il problema del lugubre-ammosciamento-dopo-un-inizio-promettente, il problema del non-riuscire-a-farla-venire...le donne invece di cosa mai devono preoccuparsi? Di un filo di cellulite? E capirai. Come se noi uomini fossimo concentrati su quello durante il primo rapporto con una ragazza. Di quale posto occupino nella classifica del partner? Come sopra.
Sono contento di essere un uomo, credo, ma certe volte non sono affatto contento di essere un uomo degli inizi del ventunesimo secolo, o degli anni zero, se preferite. Certe volte preferirei essere mio padre. Lui non ha mai dovuto preoccuparsi di cosa fare per far venire una donna, perchè non ha mai saputo che c'era qualcosa di particolare da fare; non ha mai dovuto preccuparsi di che posto avesse occupato nella classifica delle cento più calde notti di tutti i tempi di mia madre, perchè lui era il primo, o comunque era nel podio, e l'ultimo della lista. Non sarebbe bello se si potesse parlare di questo genere di cose col proprio padre?
Un giorno, forse, ci proverò. "Papà, ti sei mai preoccupato dell'orgasmo femminile sia nella sua forma clitoridea, che nella sua (forse mitica) forma vaginale? Tu sai cosa sia precisamente l'orgasmo femminile? E conosci il Punto-G? Cosa significava "fare bene l'amore" nel 1970 a Fabriano, sempre che significasse qualcosa? Quando sono stati importati nella valle dell'Esino i rapporti orali? Mi invidi per la mia vita sessuale, o ai tuoi occhi è tutta un'assurda faticaccia? Sei mai stato in ansia per il timore di durare troppo poco, o allora a queste cose non ci si pensava? Sei contento di non aver mai dovuto comprare libri di cucina vegetariana come primo passo per entrare nelle mutandine di una donna? Non sei contento di esserti evitato le conversazioni del genere: "Potresti essere il tipo giusto, ma prima devo sapere se ti piace praticare il bondage o il pissing"?.
E lui cosa mi risponderebbe, mi chiedo, se non fosse reso muto dalla sua estrazione sociale e dal suo essere vissuto in una piccola città dell'entroterra marchigiano?
Probabilmente qualcosa come: "Finiscila di mufficare, ti assicuro che qua degli anni settanta non ce n'era nemmeno il profumo negli anni settanta, e per quanti libri di cucina vegetariani o giochetti perversi ti tocchi fare, ti assicuro che te la spassi più di quanto sia stato consentito a noi. Io alla tua età avevo già perso tre anni della mia vita in caserma e facevo due lavori per comprarmi la moto. A te invece ti pago per non fare un cazzo -il che non è totalmente vero, ma lo è quanto basta per non invalidare il senso del discorso- quindi non lamentarti". E forse avrebbe avuto ragione.
Nell'ultima decade del ventesimo secolo, esplose la moda di insegnare l'educazione sessuale ai ragazzi delle scuole medie italiane, e così, timidamente, professori (pochi) e professoresse (molte) di ginnastica o di matematica, educati dal ligio bigottismo di periferia post-fascista dal forte retrogusto cattolico, cercavano di spiegare a dei mocciosi, che vedevano le ragazze come un ostacolo tra se stessi e il campetto da calcio, e a delle ragazze ancora meno interessate, in cosa consistesse il rapporto sessuale nel modo più indolore e asettico possibile.
Nonostane questo apprezzabile sforzo della società, nessuno mi ha insegnato le cose veramente importanti, tipo: come togliersi i pantaloni con dignità, cosa dire se non riesci ad avere un'erezione, o cosa significasse "fare bene l'amore" nel 1970 nell'entroterra marchigiano, o quale sia la faccia giusta da fare quando la ragazza tutta casa e chiesa di cui sei innamorato (noi stronzi ci innamoriamo sempre di loro, cazzo), nel bel mezzo della serata che sognavi da mesi, tira fuori dalla sua borsetta, che tu credevi piena solamente di virtù, un dildo vibrante di venticinque centimetri dicendo "Questo è per te". Nessuno mi ha mai detto niente neanche a proposito del seme, semmai si parlava di sperma, e c'è una differenza cruciale. Per come l'avevo capita io, questi cosi microscopici, questi girini in miniatura, talmente piccoli da essere invisibili, ti schizzavano fuori dalla punta del coso, e così, in occasione della mia prima...beh, lasciamo perdere. Resta il fatto che questa conoscenza tragicamente incompleta degli organi sessuali maschili mi suscitava ansia, imbarazzo e vergogna, finchè un pomeriggio non ci pensò un mio amico, che già a quel tempo mostrava il fine compositore di versetti che è, che se ne uscì con una strana osservazione: disse che la saliva che aveva lasciato sul suo bicchiere di Coca-Cola sembrava "una sborrata".
Una frase enigmatica, sulla quale mi scervellai accanitamente per un intero fine settimana, anche se sul momento, ovviamente, annuì con l'aria di chi ha capito tutto. E' piuttosto difficile osservare una materia ignota che galleggia in cima ad un bicchiere di coca, e da questa minima informazione dedurre il miracolo della vita, ma alla fine è tutto lì.
"Non so", avrei detto alla fine del dialogo immaginario con mio padre, "tu dici che sono stato fortunato ad essere nato qui e ora, ma a parte tutto quello che succede nel mondo, ti assicuro che qua fuori, nel mio piccolo, per non impazzire bisogna darsi un gran bel daffare".

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