Un minuto per sempre

Mi è capitato di vedere una scena bellissima oggi. Un bambino, non troppo sicuro che le sue gambe lo avrebbero portato a destinazione, spinto dalla fame a combattere la fatica tremenda di reggersi in piedi, lottava per raggiungere la madre seduta sulla panchina che custodiva una montagna di cioccolatini. Questi ultimi avevano pensato erroneamente di essere sopravvisuti ad un altro dei propri giorni tutti uguali. Invece no, ora erano solamente dei bip sul radar di un bambino affamato che aveva appena giurato a se stesso che, per dio, li avrebbe presi.
Il giovanissimo protagonista e la sua ingenuità caratteristica non avevano però fatto ancora i conti con il destino che è infame e si sa.
Arrivato al tavolo infatti sbatte la sua soffice testolina contro lo spigolo della panchina di ferro, duro come la vita che lo attende.
Il destino oltre che essere infame usa esprimersi per metafore, ma questo il bambino lo capirà fra più o meno 20 anni.
Insomma, il marmocchietto cade, prova a rialzarsi, ma niente. Non ce la fa. Ma non piange, tenta e ritenta, concentrato al massimo sull'obiettivo. Ancora niente. Ogni fibra del suo piccolo corpicino è tesa, ma non basta.
Il destino oltre che essere infame ed esprimersi per metafore ha il brutto vizio di vincere sempre. Ma per capire questo il bambino impiegherà meno di 20 anni. Naturalmente il piccolo eroe è un empirista. La sua mente istintiva e primordiale non viene neanche sfiorata dall'idea che possa esistere un ordine superiore che gli stia impedendo di completare il suo piano. Usa la sua razionalità. Elabora un metodo alternativo. Rimane a terra e prova a trascinarsi a gattoni fino alla panchina, la raggiunge e solo allora si tira in piedi per agguantare il bottino.
Il destino degli empiristi è ancora più beffardo, quando si sceglie di usare solo la forza della ragione e si viene sconfitti non si hanno alibi.
Infatti la madre gli toglie i cioccolatini dalle mani, lo prende in braccio e comincia a pulirgli i pantaloni che ha sporcato gattonando a terra.
"Maledetto ordine superiore, mai una volta che si faccia i cazzi suoi" ho pensato assistendo allo svolgersi dei fatti. Chissà invece cosa avrà pensato il bambino giunto così vicino alla propria preda.
Un minuto. Ecco quanto è durata ad occhio e croce tutta la storia che vi sto raccontando. Un minuto che sintetizza l'impegno, la fatica e la sconfitta di tutta una vita. Di ogni vita.
Un minuto per sempre.

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