Take me somewhere nice

Non smettiamo mai di cercare il nostro scopo sulla terra. Il fatto è che non vogliamo arrenderci all'idea di essere qui per spendere i nostri giorni uno dopo l'altro fino alla fine e basta. Allora cerchiamo consolazione in un dio. Ma egli, come diceva Voltaire, "è un commediante che recita per una platea che ha paura di ridere". E se alla fine, stanco di non ricevere appalusi e abbandonato dal suo pubblico dovesse cominciare a sentirsi solo e perso anche lui? E se si rivelasse debole anche colui che rappresenta l'ultima speranza di chi non ha più speranza? Possiamo allora convincerci che sia la scienza il nostro scopo ultimo. Progredire per vivere sempre più a lungo e sempre meglio. Ma tutto si basa su degli assiomi indimostrabili, presi per buoni. Certo le case sembrano stare in piedi e gli aerei sembrano volare, ma per quanto ancora?

Il punto cruciale è che ognuno di noi tende a costruirsi delle certezze su fondamenta troppo fragili ed evanescenti. Su queste cerchiamo poi di trovare risposte assolute, in grado di assicurarci la felicità o almeno di lenire il dolore.

La cosa che ci spaventa di più è arrivare a capire che alla fine potrebbe non esserci nulla, nessun premio e nessun vincitore. Che il fine ultimo della vita potrebbe essere solo il più banale e scontato: la morte.

"Every breath makes me closer to my last".


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