Ale, Teo, Vì (Concerto - Presto) //Seconda parte

Minuetto (Ale, Teo, Vì - Presto)

Con il nuovo mese sarebbero arrivate due buone notizie: primo, i nuovi coinquilini di Ale, secondo, Lucio stava per tornare da Dublino. Ale arrivò qualche giorno prima a casa di Teo e Vì con la notizia che aveva ricevuto molte chiamate per gli annunci delle stanze. I due furono subito contenti perchè quando le cose gli andavano bene erano feste e cene pagate, non c'era cosa che si fosse mai rifiutato di offrir loro. In cambio però, quando andava male, non avendo neanche lontanamente la voglia e la costanza di lavorare, se non saltuariamente, occorreva provvedere al suo mantenimento. Inoltre i rapporti di Ale con il mondo del lavoro erano avvolti da una cortina di sfiga impenetrabile. La sua ultima occupazione consistette nel registrare le prenotazioni in un ristorante di un certo livello. Uno di quelli in cui per andare a mangiarci devi prenotare due settimane prima. Uno di quelli in cui, anche se il tuo compito è solo rispondere al telefono ed accompagnare i clienti al loro tavolo, devi essere in giacca e cravatta. Teo ha sempre ricordato trattenendo a stento le risate il giorno in cui Ale si presentò a casa sua recluso in quel completo. Aveva la stessa faccia di uno che ha appena parlato per venti minuti con chi conosce il segreto della vita senza capirci nulla. I suoi occhi verdeazzurro erano smarriti, proprio non ci si riconosceva in quel vestito. Resistette contro ogni previsione per quasi due mesi, a detta sua perchè c'era una "gnocca di cameriera che non ti immagini", ma anche perchè la paga era sicuramente buona. Anche quello infatti era uno di quei periodi in cui avrebbe dovuto pagare da solo il faraonico affitto di una casa di centottanta metri quadri.
Comunque l'arrivo imminente dei nuovi coinquilini teneva tutti sulle spine. Teo non perse tempo a sciogliere le briglie alla sua fantasia. Si immaginò nell'ordine: una bionda polacca all'ultima follia concessale dalla vita prima di diventare veramente adulta; una riccioluta, esile cantautrice francese che cercava di farsi pubblicare la sua prima demo; una aspirante modella dominicana, che un po' di esotico ci sta sempre bene. Vì , dal canto suo, si sarebbe accontentata di uno spagnolo dallo sguardo magnetico in vacanza studio, o un nuotatore professionista australiano. In realtà arrivarono due matricole di Ingegneria, inchiodati dalla mattina alla sera ai rispettivi pc, un seminarista pelato e francese di quasi trent'anni che "io non sapevo che un seminarista fosse un prete che non è ancora prete, giuro", e una ragazza greca devastata dall'acne con gravi disturbi alimentari.
Il seminarista storse un po' la bocca all'idea di dover vivere con una ragazza e cadere così in tentazione. Poi quando la vide capì che di tentazioni non ce ne sarebbero state. Più incazzato il seminarista sembrò quando arrivo Raul, galiziano all'apparenza senza macchia, ma con il vizio di coltivare piante sospette in casa. La prima settimana con la casa di nuovo completa si concretizzò in diverse risse verbali tra Raul e il seminarista, con la greca che somatizzava la tensione ingurgitando quantità elefantiache di feta. Per quanto riguardava i due nerd, bè, non riuscivano proprio a vivere off-line. Ad Ale fu subito chiaro che se ne sarebbe dovuto andare per mantenere un pò di raziocinio, e quale posto migliore se non il divano dei suoi migliori amici?
Dopo una settimana passata a dormire sul divano Ale non si era ancora arreso a tornare a casa sua. La cosa spaventò Teo perchè, pensò, un guerriero può anche deporre le armi, ma al suo riposo non può rinunciare mai. Inoltre la preoccupazione di Teo era accentuata dal fatto che Ale desiderava a tal punto non tornare a casa sua che aveva cominciato a comportarsi come un ospite, e non come uno di casa come aveva sempre fatto. Puliva i piatti, passava lo straccio, e un giorno lo trovarono addirittura a pulire il bagno. In almeno una delle due case la convivenza scorreva tranquilla quindi.
Tranquilla, sì, ma anche compressa. E proprio questo aspetto rappresentava la minaccia più seria alla serenità della convivenza. O almeno questo era il pensiero di Teo, che stava cominciando a studiare come risolvere la situazione.
Una sera mandò Ale a fare la spesa per avere l'occasione di avere un faccia a faccia sincero con la sua coinquilina. Nonostante i toni decisi, Vì non se la sentì di abbandonare Ale a se stesso nello stato di straccio logoro in cui si trovava. E con il suo voto contrario, Teo dovette arrendersi all'idea di poter riappropriarsi del divano nel breve termine, sebbene riuscì a strappare una clausola di tipo temporale sull'armistizio.
La seconda settimana, come facilmente prevedibile, i problemi cominciarono a farsi più frequenti.
Una sera Ale era particolarmente depresso. Stava guardando la televisione con Teo, mentre Vì era nella sua stanza a gironzolare per il web con il suo fiammeggiante Mac. Naturalmente, appena il computer molto cool della calciatrice e cantante entrò nel campo visivo di Teo, lui appiccicò con lo scotch un post-it a coprire la mela che contraddistingue il prodotto, sul quale prima aveva avuto premura di disegnare (volontariamente male, a detta sua), un grappolo d'uva. Tornando alla sera in questione, le avvisaglie che una tragedia fosse imminente si erano avute già a cena quando Ale, dopo aver dato il primo morso alla sua pizza Margherita, appoggiò disgustato i resti dello spicchio sul cartone. Fece un sospiro e rantolò qualcosa del tipo
“Se penso che di solito questa pizza la dividevo con Vanessa.”
“Porca puttana, Ale.” esclamò Teo schifato dall'amarezza che trasudava il suo amico.
Si alzò e cominciò a camminare in tondo nella cucina allentandosi la maglietta all'altezza del collo, come se stesse soffocando. Intanto che camminava e gesticolava ripeteva “Triste, triste, triste,...”
Vì si limitò a guardarlo attraverso la frangetta e dire “E dai Ale, così mi si innervosisce il bambino!”
“...una persona triste...irrimediabilmente triste...”
Ale guardò Vì abbattuto e riuscì solo a emettere un sospiro.
“...una vita che agonizza...”
“Dai Ale, fa un po' male, ma vedrai che passa.”
“...un'anima che muore....triste e sola...”
“EBBASTA TEO NON TI CI METTERE ANCHE TU.” si impose lei.
Poi, senza aggiungere altro, avendo perfettamente compreso la gravità della situazione, si sbrigò a finire la pizza e si fiondò in camera sua. Teo avrebbe potuto giurare di averla sentita chiudersi a chiave. Fatto sta che Ale sul divano non faceva altro che parlare delle virtù di questa moderna Beatrice, mentre Teo avrebbe preferito assistere, senza diritto di intervento, ad una conferenza sul nichilismo dei testi di Ian Curtis.
“Senti, Ale, non per cattiveria, ma oggi è stata una giornataccia in facoltà. Non ho voglia di parlarne. Facciamo così, prendi il mio cellulare, ho dei giochi bellissimi, io intanto vado in bagno a sgozzarmi.”
Due ore e mezzo dopo Teo non si era sgozzato, ma Ale era ancora sprofondato nel divano con il cellulare in mano, che aveva nel frattempo attaccato al caricatore, visto che aveva sfinito la batteria a furia di giochini programmati per fanciulli con la metà dei suoi anni.
“Senti, non che mi dia fastidio il fatto che tu sia seduto ininterrottamente da nove giorni sul mio divano, che tu abbia preso possesso in modo ormai irreversibile di casa mia, che, infine, tu ti sia appropriato anche del mio cellulare del quale sono schifosamente orgoglioso, ma non sarebbe più comodo per te giocare con il computer di Vì? Almeno non consumeresti i tuoi occhi su uno schermo da tre pollici”
“Ma sei scemo? Non ti ricordi di chi era il computer?”
“Primo: il computer NON era di Vanessa, l'ha solo comprato da una sua amica. Secondo: non è che da oggi in poi tu possa evitare tutti i pub, i bar, i supermercati, le strade, i vicoli e tutti i luoghi e gli oggetti che abbiano avuto a che fare con lei negli ultimi, che so?, VENTIDUE ANNI DI STORIA!”
“No no, non esiste proprio. E poi sono arrivato al decimo livello! Sto andando un gran bene.”
“Due ore e mezzo per arrivare al decimo livello?...sei sicuro di aver superato gli esami di quinta elementare?” esclamò basito “Vabbè và, io me ne vado a dormire, tu continua pure. Fa come fossi a casa mia.”
Era chiaro che Ale se ne sarebbe dovuto andare. Molto presto.
Naturalmente la mattina dopo, mentre Teo e Vì erano in cucina a fare colazione, Ale ronfava sul divano provato da una notte pazza di Tetris, Coca-Cola e biscotti alla panna.
“Ale mi fa tenerezza, non capisce che ogni individuo è completo in sè. E' perfetto nella sua individualità.” e questo era stato senza dubbio il capolavoro zen di Vì.
“Sentivo proprio la mancanza delle tue perle di saggezza orientale. Oggi pomeriggio vado a comprarmi un taser.”
"Per una volta, ti prego, sii serio. Ale sta soffrendo.”
“Hai ragione, ci penso io. Finisco di fare colazioe e vado a parlargli.”
Vì preparò la borsa, una pettinata veloce al bagno e se ne andò.
Grosso errore.
Teo andò in salone, svegliò Ale e gli disse "Ale, è molto importante per il sereno prosieguo della nostra amicizia che tu te ne vada. Ora. Mi dispiace, ma se continuiamo così fra due giorni al massimo ti mettiamo le mandi addosso."
Avrebbe potuto usare un pochino più di tatto, in effetti.
Continuò: "Cazzo, in fondo una casa ce l'hai, e poi li hai scelti tu i coinquilini."
"Sì, ma il prete mi rompe se vado in giro a petto nudo. E' impossibile dire una cosa del genere, dovrebbe essere bandito dal ventunesimo secolo. E considera che i due nerd, negli ultimi due giorni che sono stato a casa, hanno parlato solo di un'armatura squamata. Poi, se vuoi un altro carico da undici, c'è la tipa greca che apre la bocca solo per vomitare. Non so nemmeno come cazzo si chiami!"
“Ad ogni modo, questa è stata l'ultima notte che passerai qua fin quando non tornerai un uomo degno di questo nome."
"..."
"Lo faccio solo per il tuo bene.”
E fu così che Ale se ne andò, dove non lo disse mai.

Duetto (Teo, Vì - Presto)

“CERTO CHE QUANDO TI CI METTI SEI PROPRIO UNO STRONZO. Ti ho chiesto di aiutare Ale e tu che fai? Lo mandi a vivere sotto un ponte? MA SEI SCEMO?”
Vì avrebbe voluto strappare a Teo gli occhi dalle orbite con un piede di porco.
“Senti, non credo neanche io che la sua depressione se ne andrà tornando a casa sua con la fagocita feta e i druidi guardiani del Vallo di Adriano, ma almeno così non ci andremo anche noi in depressione.”
“NON E' QUESTO IL PUNTO. Il punto è che hai abbandonato un amico che aveva bisogno d'aiuto.”
“Non l'ho abbandonato. L'ho costretto ad affrontare i suoi demoni. Sai bene che Ale non l'avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà, che sarebbe scappato in eterno. Senza considerare che così almeno noi potremo tornare alla nostra vita serena.”
Riuscì a cavarsela così, ma in cuor suo sapeva che un minimo di ragione Vì ce l'aveva. D'altra parte, con Lucio a Dublino, la spaventosa Kitty che si aggirava per casa di Daniela, e l'opzione Vanessa cancellata per sempre, di alternative non ce n'erano: Ale era destinato alla strada.
Magari se quel disertore della cultura avesse frequentato anche solo una lezione in quattro anni di università avrebbe altri amici a cui potersi appoggiare per un paio di giorni. Senza contare che ad accogliere un seminullafacente. nonché compendio in sessanta chili di tutte le distrazioni possibili, se la sarebbero sentita in pochi. A volte siamo semplicemente la persona sbagliata al momento sbagliato.
Comunque sia la partenza di Ale aveva effettivamente riportato speranza nella vita di Teo, che già da tempo si era immaginato dietro le sbarre di una lurida cella in seguito all'omicidio plurimo dei suoi due amici. Non avrebbe potuto sicuramente reggere tutte insieme una Vì posseduta dalle mestruazioni e le ultime esalazioni di un amico ridotto in fin di vita da una micidiale combinazione: inconsapevolezza circa il proprio futuro, pene d'amore, conflitti abitativi.
Si accorse che Vì era entrata nel suo fantastico periodo una sera, rientrando dopo cena dall'aula studio notturna della facoltà. Appena aprì la porta sentì in modo chiaro delle urla provenire dal salotto, esitò un attimo, poi, decisamente incuriosito si decise ad entrare. Trovò Vì sola e nascosta in una coperta che le scopriva appena i capelli che stava visionando, con molta attenzione, un generico film porno.
“Salve.” disse lui con un tono di voce più alto del normale per farsi notare.
“Ciao.” Mugolò lei.
“Ti direi che questa situazione è strana, se solo bastasse a descriverla.”
Lei non rispose, era completamente assorta dalle pose plastiche dei due pornodivi. Teo non sapeva bene cosa fare in realtà.
“Non capisco cosa ci sia di così interessante nel porno...è solo violenza meccanica...penso che se potessimo vederci da fuori, in terza persona diciamo, mentre facciamo l'amore, ne rimarremmo disgustati e smetteremmo di farlo. Guarda che posizioni hanno, non si scopa mica così, stanno forzando la natura...non è mai auspicabile forzare la natura.”
“Questa situazione rispecchia fedelmente l'andamento delirante della mia vita.” considerò ad alta voce Teo.
“Hanno reso artificiale la cosa più istintiva e naturale del mondo...come costruire un cuore di plastica, impiantarlo in un cadavere e sperare che funzioni...ma cosa c'è in fondo a tutto questo edonismo?”
“Ho capito. Mi piacerebbe continuare a parlare del niente con la versione addolorata della mia coinquilina, ma non posso. Me ne vado a dormire. Ciao. Se ti serve qualcosa, un aiuto, un sostegno morale, della morfina o non so cosa, non chiamami. Sono in camera. A domani.”
Entrò in camera, afferrò la sua scorta mestruale, considerò l'eventualità di comprare un televsore da sistemare sopra l'armadio, mise Holiday In Camobodia dei Dead Kennedys e si tuffò nel letto pronto a perdere i sensi.
Un giorno sì e uno no Ale tornava a trovarli a pranzo, e un giorno si e uno no trovava anche Teo che faceva di tutto per evitare la sua coinquilina, quindi il distacco era stato solo parziale. Evitava sempre di dire dove era attualmente domiciliato, e questo aveva fatto pensare a Vì che forse, e a quel forse si aggrappava con molta speranza, fosse andato a bussare alle porte di Vanessa.
Sta di fatto che dopo neanche due settimane Ale si arrese all'idea di dover passare almeno un altro mese tra gruppi di studio di teologia, abboffate di formaggio tipico ellenico, le piante d'erba di Louis, e manuali da druido in celtico antico dei nerd.
Strane traiettorie prende a volte la vita, per quanta strada si possa fare, spesso il punto iniziale e quello finale coincidono.

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