Lucio (Sinfonia - Vivo)

Era arrivato a Dublino in un giorno di pioggia di Ottobre. All'aereoporto lo aspettava il suo tutor che lo avrebbe accompagnato in un ostello al centro, o almeno avrebbe dovuto essere là ad aspettarlo, visto che Lucio non vedeva proprio nessuno. Una volta all'ostello, il buon Lucio avrebbe aspettato tre giorni per iniziare ad occupare l'appartamento che proprio il suo tutor gli aveva trovato.
Si sedette su una panchina nella zone dell'entrata dell'aereoporto, prese il biglietto che gli aveva dato Ale pregandolo di leggerlo solo una volta sbarcato in Irlanda. Lucio lo tirò fuori dalle tasche, stropicciato e acciacciato com'era, cercando di renderlo leggibile senza strapparlo. Lo srotolò e lo lesse.

Caro Lucio,
ti ho fregato 20 euro, mi servivano...te li ridò quando torni!
Ale

“Brutto figlio di puttana!” esclamò ad alta voce.
Il ricordo della corsa dell'ultimo minuto al bancomat per ritirare i soldi per il biglietto che gli avrebbe permesso di non perdere il volo era ancora troppo vivo per riuscire a contenere la rabbia.
“Manco buon viaggio m'ha scritto 'sto stronzo.”continuò a sfogarsi ad alta voce, tanto nessuno avrebbe capito quello che stava dicendo.
E così Lucio era finalmente sbarcato in Irlanda. Dentro di se fremeva, ma in quel momento stava provando anche un po' di paura, non sapeva dove andare né conosceva la faccia di chi avrebbe dovuto aspettarlo all'aereoporto, di chi avrebbe dovuto già essere lì per lui.
I suoi pensieri, come al solito, correvano veloci nella sua testa. Pensava a come potesse essere l'ostello, a come avrebbe passato i primi tre giorni da solo in un paese sconosciuto, a che tipo di persone potessero essere il ragazzo portoghese e la ragazza francese con i quali avrebbe dovuto vivere.
Pensava anche a Katrien, la ex-ragazza di Teo. Pensava che avrebbe potuto chiamarla, che Belfast da Dublino non è certo una traversata atlantica, che in fondo erano stati sempre in buoni rapporti nell'anno e mezzo abbondante che ha girato per casa sua, che non era mica per provarci, anche se in fin dei conti non ci sarebbe nulla di male visto che con Teo era tutto finito, che era solo per rivedere un'amica, che sarebbe stato solo per visitare la città che era piaciuta a Teo, che il mondo è dannatamente piccolo, che magari non glielo avrebbe detto al suo vecchio amico, giusto per non riaprire inutilmente una vecchia ferita, che forse a ripensarci sarebbe stato meglio dirglielo per una questione di sincerità, che poi a chiamarla così, a bruciapelo, non avrebbe neanche saputo cosa dirle di preciso, che magari le avrebbe mandato una mail.
Era sempre stato un ragazzo deciso, in Italia.
Pensava anche a tutto quello che aveva lasciato alla partenza, insieme alla sua decisione. Pensava che aveva fatto proprio bene ad andarsene, che un anno a Dublino gli avrebbe cancellato Daniela dalla testa, che lei gli piaceva proprio tanto, che dopo un anno a provarci senza mai esagerare, senza mai forzare i tempi, come un vero signore, almeno un bacio se lo sarebbe meritato, che sentiva che si stava innamorando già da qualche mese e avrebbe dovuto lasciar perdere in quel momento, che era maledettamente testardo, che non poteva certo farsi fare le scarpe da quello sfigato del ragazzo, che poi è sempre così: più è speciale la ragazza e più è odiosamente stupido il suo ragazzo, che era partito da un giorno e già gli mancava, che a Natale l'avrebbe rivista quando sarebbe passato in città a trovare Teo e Ale, che magari lei gli sarebbe corsa incontro saltandogli addosso, che lei avrebbe sofferto molto per la sua assenza, che fino a Natale ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti, che magari, durante le prime festività utili, una capatina in città ce l'avrebbe infilata volentieri, che almeno avrebbe potuto provare a dare qualche esame, che in testa aveva proprio un gran casino.
Solo una cosa sapeva, che i due coinquilini per quanto fantastici potessero risultare, non sarebbero mai stati capaci di rimpiazzare l'occhialuto Teo e il bastardo Ale, e a proposito di Ale, quando sarebbe tornato in città avrebbe dovuto ricordarsi assolutamente di sganciargli due schiaffi. Prima di riprendersi i soldi naturalmente.
Pensò anche a Vì per un attimo. Pensò a quando Daniela gliela fece conoscere la prima volta dicendo che cercava una singola non troppo distante dal centro. Oltre ad essere veramente una ragazza carinissima, gli era sembrata anche alla mano e brilante, chissà, magari Teo avrebbe trovato qualcuno in grado di rispondere per le rime alle sue battutine taglienti. Ripensò a quando disse a Teo che aveva trovato questa ragazza, e ricordò il riccio geniaccio rispondergli che finalmente, la camera che era stata sua fino a tre giorni prima, avrebbe cominciato a profumare.
Intanto, fuori dalla sua testa, un uomo sulla quarantina con il capello fluente e con un piede fuori dalla macchina lo guardava suonando ripetutamente il clacson.
“Luscio? Lusìo?” urlava il capellone.
“Sì, Lusìo...adesso sò diventato brasiliano!” commentò a bassa voce.
Raccolse le sue valigie e si trascinò verso la macchina.
E verso un anno di Dublino.

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