Chiaroscuri

Mi presento al campanello con un mucchietto di fogli bianchi in mano. Sono vistosamente sudato e decisamente maleodorante. Questo mi infastidisce molto perchè sto per addentrarmi nel quartiere residenziale della città, con ville enormi e rifinite in ogni dettaglio. Sto parlando di ville vere, di quelle in cui tra il cancello e il portone ci passano un centinaio di metri. E io sono lì, con i miei volantini in mano, come un disperato Oliver Twist che chiede supplicante un altro piatto. Mi aspetto sguardi scettici e frasi di circostanza. Sbuffando come a chiedermi chi me lo abbia fatto fare, mi decido ad avvicinarmi e a depositare il volantino nelle varie cassette della posta dorate. "Buongiorno, prego dica pure", "Pelletteria?, interessante!, "E dove?", "Veramente?", "Certo che è proprio un lavoraccio, tutta quella strada sotto questo sole eh"!, "Ma lei (Lei? Neanche quando vado a pagare le bollette mi danno del lei!) studia anche? Ma che bravo ragazzo!Ce ne dovrebbero essere di più come lei!". Giuro che tutta questa semplicità mi disarma, ero già pronto a difendermi con le unghie e con i denti dalle accuse di plebitudine (leggi attitudine ad essere plebei) e mi ritrovo invece pieno di complimenti vivissimi e offerte di caffè.
Quando si dice che i ricconi sono putridi avvoltoi lo si fa per una semplificazione linguistica, e perchè l'esperienza dimostra che, per dirla in termini statistico-matematici, c'è un'altissima correlazione tra il denaro e l'arrivismo, l'arroganza e lo sciacallaggio. Evidentemente, quando la ricchezza deriva da una solida cultura del lavoro, e soprattutto dalla cultura del rispetto per il lavoro altrui, quel viscido ghigno da iena bavosa scompare dal volto, e lascia il posto ad un sorriso sincero e, perchè no, meritato. Magari mi sbaglio, ma oggi il sole è incontrastabile e stasera avrò qualche soldo in più nel portafoglio. Sono felice e la voglio pensare così.

Siccome ultimamente ho poco tempo per scrivere, mi tocca fare tutto insieme. E così mi vedo costretto a mischiare notizie e temi. Non posso non parlare dell'Abruzzo, soprattutto alla luce della mia esperienza con il terremoto del novantasette. A tutte le vittime del sisma mi sento di dire questo: non piangete, il peggio deve ancora arrivare. La disperazione di veder crollare la propria casa come fosse fatta di stuzzicadenti, di veder sparire i sogni e i progetti di una vita intera sotto tonnellate di detriti, di aver perso amici e affetti senza poter far nulla per aiutarli non è niente in confronto all'umiliazione di essere costretti a vivere incastrati come un criceti tra le quattro lamiere di un container, per interminabili anni e per di più costantemente illusi dalle promesse del politicante di turno. Quando si spegneranno le luci e lo show sarà finito sarete soli ad occuparvi di voi stessi. Una riflessione però mi gira per la testa, è mai possibile che nessuno si sia mai accorto dello stato pietoso in cui erano ridotti gli edifici? Possibile che nessun professorone luminare della facoltà di ingegneria, che pure a L'Aquila c'è, nessun ingegnere comunale o studio privato si fosse mai accorto di nulla? Insomma, lì le case erano fatte di marzapane e nessuno s'è mai disturbato ad accorgersene. Questo mi rende sicuro che qualcuno, in quella zona azzerata, abbia oltre duecentosettanta morti sulla coscienza.
A quelli che stanno perdendo tempo a pregare voglio ricordare che questa è la settimana santa nel calendario cattolico, che Domenica gesù si alzerà e se ne andrà fischiettando dalla sua tomba, mentre le donne, gli uomini e i bambini del capoluogo abruzzere sottoterra ci rimarranno per sempre.
Del direttore del TG1 che ha ringraziato pubblicamente i telespattatori per l'alto share registrato durante la trasmissione della notizia della tragedia non voglio neanche parlare. Cani si nasce.
Buona fortuna a tutti. Di cuore.

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