Despero


Ciao, Sarah con la h.
Questa è l'ultima delle lettere che non ti spedirò mai. La sto scrivendo accanto alla finestra, e dal vetro vedo la nebbia sui campi arati, un pozzo, un melo, un ciliegio. Non preoccuparti, sono sempre un cittadino e la campagna continua a terrorizzarmi, se mi sradichi dai portici e dalle Due Torri muoio. Volevo solo una situazione d'intimità per far nascere il nuovo disco, qualcosa di meno asettico di uno studio.
Grazie alla liquidazione della WCA ho preso in affitto questo casolare. Sta arrivando l'inverno e si gela, ma per il resto è perfetto.
Sono davanti ad una stufa di legno avvolto in sciarpe e maglioni, accanto ad un vecchissimo mangianastri.
I nuovi Despero mi aspettano al piano di sotto.
La sala prove è un ex fienile riempito di cavi intrecciati fra casse di vino, cataste di legna e vasi di conserva. Il camino non tira da due giorni, puzziamo tutti di fumo da far schifo.
Dietro la batteria c'è Lore. Ha lasciato la Rana, finalmente. Sembra un ragioniere in vacanza, grassoccio e stempiato e con gli occhialetti quadrati, ma è bello averlo con me di nuovo.
Alla chitarra solista c'è l'ex bimbo Pablo. Imita alla perfezione gli assoli del Magico e le mie mosse da tarantolato, ha dita ultrarapide sulle corde e sulla playstation. Mi secca ammetterlo, ma al gioco del calcio mi massacra sistematicamente.
La bassista si chiama Lisa, e non stiamo proprio insieme, ma c'è qualcosa fra noi, diciamo così. Ha vent'anni e si divide fra i Despero e una cover band delle Hole. Vent'anni, pensa. Sto superando i vecchi amori figli dell'adolescenza con una che era adolescente l'altro ieri.
Quando Lore l'ha vista non riusciva a crederci. "E' Sarah" continuava a ripetere, "è una sosia giovane di Sarah." Perdonami, è dura disintossicarsi di colpo dopo tanti anni di dipendenza, Prima si passa dal metadone, magari.
Le cose sono precipitate in un modo così assurdo che nessuno avrebbe potuto farci niente. Quando mi hanno rubato la mia prima chitarra Terminus Est, si è chiuso un cerchio: siete entrate nella mia vita insieme, ne siete uscite insieme.
Abbiamo giurato di essere amici per sempre, è vero, ma dopo tutto questo tempo abbiamo scoperto di essere proprio come gli altri. Centrata come citazione, no? Me l'hai fatta conoscere tu Backstreets, me l'hai fatto conoscere tu Springsteen, quando ancora una canzone alla radio ci cambiava la vita e credevamo che tutti i sogni si potevano realizzare. E poi, forse, qualcuno si è realizzato. Per gli altri, anche se è tardi, possiamo farcela se corriamo.
Magari, quando vecchi e saggi suoneremo jazz acustico, rideremo intorno ad un tavolo di questa vita assurda che abbiamo fatto, delle cose pazzesche che ci sono successe.
Ma ora il treno è ripartito.
Appena la WCA ci ha messi alla porta, un'etichetta indipendente chiamata Microverse Music ci ha steso davanti un tappeto rosso tempestato di petali di rosa. Il treno è ripartito grazie a loro, e ieri i Despero sono ritornati sul palco per la prima volta da tanto tempo.
Immagina la scena.
Oltre i viali e la stazione e le torri della Fiera, cinquanta macchine scarse sono parcheggiate in una stradina buia chiamata via Calzoni. Gli occupanti scendono, entrano tranquillamente all'Estragon senza dover pagare alcun biglietto, lasciano giubbotti, prendono una birra e aspettano placidi sotto le casse.
Poi è ora di andare.
Lanciamo l'urlo propriziatorio, saliamo la scaletta, entriamo in scena. Sbuchiamo dietro la postazione del dj accecati da luci rosso cupo, e non sto più a destra del cantante, io sono il cantante.
Lore picchia preciso, Lisa legna sul basso ad occhi chiusi, Pablo vomita assoli. E tutto è veloce, le parole scorrono, finisce una canzone, il pubblico applaude sempre più convinto, inizia un'altra canzone, e senza accorgermene sono già a metà concerto. La mia voce è sempre sul punto di spezzarsi, non si spezza mai.
Ciao Sarah con la h, questa è l'ultima delle lettere non spedite.
Dodici anni a scrivere a se stessi sono dodici di troppo. Non sappiamo dove arriverà questo treno, ma l'importante è che sia ripartito.
Perchè noi siamo un tuono.
Noi siamo i Despero.



P.S. In veste di blogger avrei potuto commentare quella cazzata che in Parlamento viene chiamata DAT, ma questo brano mi è sembrato più significativo, disincantato e vitale di qualsiasi scialba bozza di legge.

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