A nightwalk on no ground

La sua figura si perdeva nella nebbia ogni minuto di più. Gli piaceva l'autunno e la sua nebbia, la sua umidità. Il tipico tempo di Londra, senza Londra. La nebbia gli permetteva di camminare con il volto nascosto nel cappuccio così da poter ridurre al minimo le possibilità di instaurare rapporti con i passanti. L'umidità gli garantiva invece un basso e accettabile numero di incontri lungo il suo tragitto. Soprattutto a piacergli era l'odore pesante e avvolgente che la cortina di nebbia acquista dopo giorni di permanenza. Gli piaceva perchè gli riportava in mente il posto dove era nato, l'odore della campagna bagnata dalla pioggia la mattina presto mentre andava a scuola che era lo stesso di quando tornava, di quando usciva il pomeriggio e di quando rientrava a casa la sera. Quell'odore costante che aveva attraversato tutto il suo passato come un fedele segugio. Non gli mancava il suo passato. In realtà non ci pensava troppo, non gli mancava e basta. Ogni volta che il tempo atmosferico si avvicinava al suo concetto ideale di tempo atmosferico, questo appunto, lui prendeva e se ne andava a fare due passi. Preferibilmemte da solo, ma a volte non disprezzava la compagnia di qualche amico fidato che, essendo già parte integrante del suo mondo, non rappresentava una violazione del suo spazio personale.
Di solito il tempo che passava camminando lo dedicava a pensare. A tenere attive le gambe e sveglio il cervello, allenamento mentale e fisico, se non fosse per le sigarette fumate a profusione che evidentemente fungevano da propulsore dei suoi pensieri. Inoltre la nebbia che nascondeva la città intorno a lui gli dava l'impressione di passeggiare in una sorta di nulla onirico, così da poter decontestualizzare ogni suo pensiero fino a renderlo forma pura. Bello. Quella sera gli tornò in mente la scena di un libro che aveva appena finito di leggere. Due transessuali e una ragazza orrendamente sfigurata che, dalla cima della torre di Seattle, lanciavano verso la città addormentata dei pensieri scritti su delle cartoline convinti, così facendo, di lanciare messaggi ad un futuro non troppo prossimo. In particolare gli venne in mente la cartolina scritta dalla ragazza orribilmente sfigurata e letta dall'uomo ora quasi donna -ah, se non fosse stato per quel maledetto attimo di ripensamento appena prima della vaginoplastica- che recitava "Niente di me è originale. Sono il risultato dello sforzo di tutti quelli che ho conosciuto".
"Cazzo" pensò "se fosse vero io che cazzo camminerei a fare la sera avanti e dietro per questi stramaledetti vicoli! Si, ok, magari sarà pure vero che tutto quello che penso sarà già stato pensato e scritto da qualcun altro, ma se non lo so non vale. Anzi, mi farebbe proprio piacere ritrovare un giorno un mio pensiero pari pari su qualche libro di Voltaire o su un qualche romanzo che non ti aspetti. Mi gratificherebbe non poco". Così continuò a pensare, ma in effetti ogni pensiero che sviluppava era simile, o per lo meno si avvicinava molto, a cose che aveva già sentito o letto nei vari film, libri, talk-show televisivi o in qualche puntata di una qualche serie. "E che cazzo" si disse a bassa voce "non è che se prima penso una cosa e poi mi viene in mente quando e dove l'ho sentita vuol dire che io l'abbia copiata. No. La sfigurata continua a non avere ragione. Ma forse se non avessi sentito o letto tutto quello che penso forse non mi verrebbe affatto da pensarci. Voglio dire, se non avessi mai visto il Grande Lebowski non mi verrebbe mai da pensare a quanto sarebbe meraviglioso svegliarsi alle due del pomeriggio con un White Russian che aspetta solo me. Comunque la sfregiata continua a non avere ragione. In ogni caso gli scrittori, gli sceneggiatori e le persone che sento parlare in televisione non sono miei conoscenti. O almeno io non ritengo miei conoscenti persone che non ho mai visto in faccia o visto scrivere o entrambe le cose contemporaneamente. Però a pensarci bene se mi sono appassionato a quel film piuttosto che a un altro forse, e dico forse, è perchè qualcuno che conoscevo bene me lo aveva consigliato più volte. In effetti ho letto tanti libri spinto da discorsi rivelatisi interessanti fatti al bar con gli amici. E va bene, forse la ragazza deturpata alla fine ha ragione...certo però che non avere la mandibola, la saliva che ti scende direttamente lungo il collo, non poter parlare...che vita di merda".
Perfetto, ora il suo cervello era caldo, poteva partite. Come bisogna fare per le macchine quando la temperatura è troppo rigida. Una serata di flussi ininterrotti di pensieri lo aspettava. Intanto le gambe andavano. Non aveva gambe particolarmente potenti o robuste, ma nonostante tutto erano molto agili e, accidenti, sapevano il fatto loro. Stancarle era molto difficile per qualunque salita. Magari risultava più facile tagliargli il fiato, ma le gambe, di quelle non se ne parlava. "Come un Costante Girardengo....No. Questo è un libro di merda. Come cazzo mi è venuto in mente adesso John Frusciante è uscito dal gruppo? Non ripensavo a quel libraccio da almeno sette anni. Certo però che se lo leggi da sedicenne non ti sembra proprio la cazzata che è. Poi vuoi mettere con le zozzerie per ragazzi che girano oggi. Uno su tutti: Moccia. E già, la mediocrità collettiva redime tutti. Evvai."
Continuò a camminare e a pensare comtemporaneamente per un bel pò di tempo. "Certo che stasera sono in forma. Via, l'ultima sigaretta e poi si prende la strada verso casa. Ma dove cazzo ho messo l'acc". Si fermò di botto. Niente di grave, aveva solo pestato una merda. "A volte il destino ti manda dei segnali tutt'altro che impercettibili. E va bene. Me ne vado mio caro destino, ma solo perchè avevo già deciso di farlo, non perchè mi sia fatto spaventare da una cacchetta di cane qualunque. E' quindi una mia scelta. Vuol dire che questa sigaretta invece di spingermi in avanti mi accompagnerà indietro". Girò di scatto e si buttò dentro il vicolo che avrebbe usato come scorciatoia per tornare a casa. Ormai conosceva quelle stradine e quei vicoli scuri così bene che avrebbe potuto farli anche da ubriaco, cosa che in effetti capitava piuttosto spesso. Nonostante tutto quello che si dice in giro dell'alcol nessuno può negare che la sbornia sia un buon training per imparare strade nuove. Ricordarsele è un altro discorso, ma quando la mattina ti ritrovi nel tuo letto vuol dire che in qualche modo ci sei arrivato. Poteva attraversarli correndo, poteva attraversarli sovrappensiero o ascoltando musica, in ogni caso non si sarebbe mai perso. Anche perchè l'unica cosa che cambiava in quei vicoli scuri era la disposizione delle deiezioni canine. Arrivò davanti il portone di casa e cercò le chiavi nella tasca sbagliata. Un errore che commetteva sempre. A volte sembrava farci apposta, come se volesse infastidire un improbabile osservatore. Prese le chiavi, le infilò nella fessura e si bloccò di nuovo. Questa volta niente merda. Solo che il suo cervello era solito finire ritornando al punto di partenza. Gli ritornò in mente la scena dei trans sulla torre di Seattle, in particolare un'altra cartolina che l'allegra combriccola di cui sopra stava per gettare verso il futuro. Questa volta la cartolina era stata scritta dall'uomo che voleva essere donna e letta dall'uomo quasi donna. Diceva "Quand'è che il futuro è passato dall'essere una promessa a essere una minaccia?".
Sbuffò, fece un sorriso amaro che rivolse a nessuno se non alla porta. Non pensò niente, non era necessario in quel momento. Fece girare la chiave e lasciò la porta chiudersi alle sue spalle.

1 commenti:

Monique | 04/12/08, 14:48

eh si...ecco il mio prossimo, soddisfacente e appagante passatempo mentale!
Direi...interessante,decisamente,se non fosse che una Londra così ricorda qlche città leggermente più vicina..a presto nei dintorni!!
Sciao*.*