Gang bang


Gli dico "Guardagli la mano".
Sul lembo di pelle tra il pollice e l'indice di una mano, il tatuato ha due lineette parallele con tre puntini accanto: il simbolo azteco del numero tredici. La simbologia azteca e la lingua nahuatl vanno di moda tra le gang di sureños della California del Sud. Sulla parte bassa della schiena, appena sopra l'elastico dei boxer, c'è un tatuaggio a pergamena con il numero 187 scritto a caratteri arzigogolati: è l'articolo del codice penale dell'omicidio. Accanto all'ombellico c'è tatuata una lapide con due date distanti dodici anni una dall'altra, a riprova della pena che ha scontato.
Numero 137 dice:"Anche tu sei in una gang?".
Me l'ha spiegato il mio padre adottivo.
Indico i tatuaggi degli altri tizi in giro per lo stanzone. L'asiatico con quelle strisce nere intorno al bicipite è un membro della mafia giapponese, la Yakuza, e ciascuna di quelle strisce nere indica un crimine compiuto. Un altro asiatico ha la sigla NCA tatuata sulla schiena: significa che è un membro della famiglia criminale Ninja Clan Assasin. In piedi, a girare per lo stanzone aspettando il proprio turno, ci sono tizi con un piccolo crocifisso tatuato sulla pelle tra il pollice e l'indice. Con quelle tre lineette sopra diventa una croce di Pachuco, il simbolo delle gang ispaniche. Altri nello stesso punto si sono tatuati tre puntini. Se sono messicani sigificano "mi vida loca". Se invece sono asiatici i puntini significano "to o can gica": non mi importa di nulla.
Numero 137 dice:"Tuo padre era in una gang?".
Mio padre adottivo, ogni volta che può, nel fine settimana sale su una station wagon e va a fare ricerche in città. Scatta foto ai membri della gang. Ai loro graffiti. Alle prostitute che battono il loro pezzo di marciapiede. Alla sporcizia, all'inquinamento e ai senzatetto eroinomani. Tutta questa la roba la studia creando scene di degrado più realistiche possibile nei suoi plastici in cantina. Non avrebbe mai tradito mia madre, ma era capace di stare ore a fotografare ogni singolo gesto di una prostitua
In attesa del suo turno con Cassie Wright, un signore biondo e flaccido con la barba lunga se ne sta in piedi con le braccia incrociate sul petto. La barba giallastra è così dura e ispida che i peli spuntano dal mento dritti, senza piegarsi sotto l'effetto della forza di gravità. Forse perchè è troppo sporca.
Ha gli avambracci pallidi chiazzati di A e B, svastiche e trifogli di un nero sbiadito. Tatuaggi da galeotto incisi con una corda di chitarra strappata, inchiostrati con la fuliggine di forchette e cucchiai di plastica bruciati mista a shampoo. La Fratellanza ariana. Sui grossi gomiti coperti di lentiggini sono tatuati delle ragnatele.  
Numero 137 mi dice:"E dunque ti hanno adottato".
E io gli dico:"Dalla nascita".
Mi chiede se abbia mai conosciuto il mio vero padre. Faccio spallucce.
Dall'altra parte dello stanzone c'è un nero, ha la testa rasata e tatauata sulla nuca una bandiera mossa dal vento con il numero 415, segno della Kumi African Nation, un ramo della Black Guerilla Family. Almeno stando a quanto diceva mio padre adottivo, che quando ero piccolo mi snocciolava tutti questi dettagli con una lente d'ingrandimento in una mano e un pennello nell'altra, rielaborando i modelli dei personaggi che aveva costruito in precedenza. Con minuscoli tocchi di vernice li faceva diventare membri della eMe, la mafia messicana; guerrieri ariani; 18th street gangstas.
Ora come ora, in fondo a quel corridoio, la signora Cassey Wright è territorio neutrale. Un tempio dove recarsi in pellegrinaggio percorrendo mille chilometri sulle ginocchia. Come Gerusalemme o una chiesa. Caro ai suprematisti bianchi come ai ninjas o i separatisti neri, una signora che trascende i poteri territoriali. Che trascende la razza e la nazionalità e la famiglia. Ognuno dei presenti può anche odiare tutti gli altri, fuori da qui potremmo volerci uccidere l'uno con l'altro, eppure lei la amiamo tutti. La nostra Terra Santa. Cassey Wright, il nostro angelo della pace.
E io sono solo uno che vuole fare un favore a Cassey, la Marylin Monroe del porno, la stella del Nord delle nuove navigatrici  a luci rosse.  Un cazzo in più sul cammino verso il record mondiale, la più grande gang bang mai girata. Un testimone della storia.

0 commenti: