Cronistoria di un uomo minchia


Sergio Marchionne (qui fedelmente ritratto in quanto situata in mezzo ai coglioni) nasce a Chieti nel 1952, ma si sposta in Istria perchè gli abruzzi gli vanno subito stretti. Poi, ancora bambino, lascia l'Italia per trasferirsi con la famiglia in Canada.
In quella casetta piccolina in Canadà, con tante roselline e tanti fiori di lillà, il ragazzo-Sergio dimostra ad ogni anno che passa di essere un buon cervello, infilando uno dietro l'altro titoli di grande prestigio: laurea in legge, un MBA (Master in Business Administration) e una laurea in filosofia, che giurerà poi, in una breve intervista al giornale locale Canad-air, di aver buttato nel cesso e di aver tirato la catena forte forte.

Dopo gli studi, l'ometto-Sergio dimostra anche intraprendenza, e forte dei roboanti titoli conseguiti entra di petto nel mondo economico andano ad occupare posti di responsabilità prima e di dirigenza poi, in grandi aziende con marchi conosciuti in tutto il mondo. Tale processo culminerà con la nomina di amministratore delegato del gruppo SGS, multinazionale svizzera con sede a Zurigo, che lo consacra definitivamente nel Gotha del management mondiale, e lo riavvicina a casa.

Dagli studi canadesi ha imparato a non portare la cravatta, dalla sua vita lavorativa ha tratto l'esperienza, e conscio di questa sua completezza l'uomo-Sergio viene nomnato nel 2004 a.d. del gruppo Fiat.
L'anno successivo assume anche la guida di Fiat Auto.
Qualche mese più tardi viene investito del titolo di Signore Onnipotente Degli Autoveicoli Tutti, ma non vuole che si sappia troppo in giro.
Dopo i vari tentativi di indebitare ulteriormente l'impresa privata più indebitata d'Italia, con l'acquisto a rate del gruppo Chrysler e la tentata ma non riuscita scalata alla Opel, Marchionne decide di fermare la sua strage per un attimo. Poi ci ripensa, si guarda dentro, e ordina ai suoi scagnozzi di chiudere Termini Imerese licenziando i 2000 operai ce ci lavora(va)no, e di ridimensionare altri stabilimenti storici del gruppo nel sud del nostro paese.

Dal 2008 il suo hobby preferito è lanciare ultimatum al governo italiano, rivendicando un risanamento dei conti dell'impresa automobilistica e un rilancio della cultura italiana nel mondo, operazione quest'ultima alla quale ha contribuito in modo decisivo il sobrio e posato Lapo Elkann, rampollo della famiglia Agnelli per una serie di sciagurate coincidenze .

Una carriere velocissima la sua, talmente frenetica da non lasciargli mai un momento libero o di spensieratezza, neanche per andare qualche giorno ad Amsterdam a contare tutte le auto che non ci servono ma che ci hanno conivinti a comprare, o per passare qualche ora davanti la cartina geografica italiana a capire perchè si sia voluto sviluppare il commercio stradale in un paese fatto a grissino e circondato dal mare.
E' così impegnato, Sergio, a dirigere i colossi economici che amministra da dimenticarsi di contare tutte le vite perse sulle strade, che sono il vero prezzo che questa Italia paga ogni giorno al mercato delle autovetture e in particolare alla Fiat.
Bravo Sergio, ghimmifaiv.

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