Sanremo è Sanremo. O forse no?

Oggi è stato un piacere leggere La Repubblica.

Non solo perchè, come era facilmente pronosticabile e come avevo pronosticato nel post precedente, ho potuto constatare il flop di Sanremo, ma soprattutto per tutti i titoli accessori contenuti nelle 3 pagine dedicate al festival.
Su tutti mi piace citare un "Giovanilmente inutili" (Drammaticamente inutili direi invece io) che Gino Castaldo dedica ai Finley, un "Quell'orchestra antica danneggia le canzoni" sempre del Gino di cui sopra e un "Allarme cantanti: è la fiera degli stonati" di Carlo Moretti.

Mi viene il dubbio che gli italiani non abbiano boicottato volontariamente il festival, ma che si siano comportati ancora una volta da ITAGLIANI, preferendo seguire le vicende di Step e Pallina su Italia1. Non sia mai che un filmetto talmente rivelatore della pochezza dell'adolescenza italica passi inosservato.
Moccia/Scamarcio vs la supercorazzata Baudo/Meneguzzi/Finley...una lotta durissima.
Chiunque vinca sarà comunque il peggiore.

Paradossi di un' Italia che sa come nessun altro paese al mondo mostrare sempre e comunque il solo lato peggiore di se stessa e sprecare parole, pagine e inchiostro su eventi che sarebbbe piu' giusto commentare al massimo con un rutto.
Ma si sa, qui le cose si fanno perchè vanno fatte e di blablaologhi da far lavorare ce ne sono fin troppi.
Spero almeno che tutta questa gente prima o poi riceva quello che merita: il rutto di cui sopra.

Concludendo, tanto per ribadire che la gente giusta è sempre in posti sbagliati, cito, sempre da Repubblica, l'articolo di Antonio Dipollina: "Il DopoFestival è partito con squarci deliziosi[...]. Merito totale di Elio e quelli delle Storie Tese che alla musica vogliono bene davvero".

Ascoltare "Studentessi" per credere.

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