In tormentata quiete

Prima di cominciare a riempire queste pagine con il veleno che irrimediabilmente mi si forma dentro osservando la realtà che ci circonda, vorrei inaugurare il mio blog con una recensione volante del gruppo piu' sconvolgente che mi sia passato sotto mano negli ultimi 3 mesi.
Un paio di settimane or sono infatti, mentre ero spiaggiato sul divano come una balena morta su una qualche sperduta riva australiana, decisi che era finalmente giunta l'ora di ascoltare quel cd firmato "La Quiete", rispondente al nome "La fine non è la fine", che da un paio di mesi girava per casa.
L'impatto è stato sconvolgente, mai avevo sentito un ossimoro sonoro tanto geniale tra il nome e la musica del gruppo stesso!!! C'è chi questo genere lo definisce hardcore e chi lo chiama emoviolence o scremo (scream+emo), anche se, per fortuna, con teen-ager bands quali 30 seconds to Mars e Vanilla Sky, con finte depressioni e pettinature hitleriane non ha niente a che vedere.
Al sottoscritto non piace catalogare, ma se non altro per indicare una provenienza sembra necessario definire indie tale gruppo, visti i canali decisamente indipendenti e alternativi sui quali questi musicisti si muovono. In ogni caso sempre di musica estrema sto parlando.
Se non si è cultori del genere bisogna metabolizzarlo questo album: bisogna superare l'impatto con la voce screammata, con la fisicità del suono, con il metodo di studio del batterista che lo porta a sbattere incessantemente e quasi esclusivamente sul rullante e, perchè no, con il titolo, che sa un po' di quei proclami pregni di retorica da 4 soldi (soprattutto per quelli che hanno un rigetto naturale verso le frasi fatte).
Una volta fatto questo, l'ascolto ci restituisce una musica che descrive esattamente quel misto di ansia e violenza che si prova prima, appena prima, di trovare quello stato d'animo idealistico che risponde al nome di quiete. Canzoni che si susseguono con un ritmo incalzante, che scuotono all'inizio per poi virare improvvisamente verso armonie melodiche e tranquilizzanti senza scalfire la coerenza del blocco sonoro nel suo insieme. Il tutto è condito da testi aforistici per nulla scontati che evitano agilmente di parlare di storie di amore "malate" e altre banalità che ci hanno veramente riempito i coglioni.
Un lavoro originale dedicato a tutti quelli legati a generi particolarmenti aggressivi e a chi apprezza anche solo il concetto che ci puo' essere dietro ad una proposta musicale.
Visitando la loro pagina myspace poi ho scoperto che tali La quiete producono anche dei video veramente veramente interessanti.
Buon ascolto e un grosso UHU!!! a tutti

P.S. Meravigliosa la citazione di Montale che da sola vale la prova all'ascolto.
Eccola qua Cio' che non siamo cio' che non vogliamo:
"Visi di legno macchiati di fango.
obliati lamenti dispersi nel vento.
timide mani che fendon la nebbia.
declinano incerte.
bramando un ritorno?
falsa sembianza. mortale illusione.
non uccidiamo ciò che di prezioso culliamo ancora fra le mani
."

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