Failed revolutions

Quando non ho da fare niente, come oggi pomeriggio, ci tengo a comportarmi come se non avessi nulla da fare. Di conseguenza anche se potrei fare, che so, una doccia, una passeggiata, una sana litigata con qualche familiare che invade i miei già ristrettissimi spazi vitali, decido invece di rimanere inchiodato al letto. Una forte affermazione del mio essere diverso. E penso.

E penso.
E penso. Penso al personalissimo rapporto che ha l'uomo con la solitudine. Eh sì, perchè c'è chi la brama, chi la odia e chi addirittura la teme, ne ha paura e cerca in ogni modo di evitarla.

Penso che la televisione in fondo non sia poi tanto diversa da dio o da un centro commerciale. La sua funzione è farci compagnia, sollazzare i nostri sensi, ma come tutti i palliativi, dopo l'overdose iniziale, riesce solamente a lasciarci più confusi e spaesati.
Prima di internet e della televisione, prima dei selvaggi pomeriggi di shopping, prima della Play Station e delle sfide a Pro Evolution Soccer (Winning Eleven, per i più nostalgici), c'era un solo pensiero in grado di tenerci compagnia anche nei momenti più grigi: la donna.

La musica ci insegna per prima l'importanza delle donne nelle nostre vite, quante canzoni avete sentito intitolate con nomi femminili? Molte immagino.
E allora provo a immaginarle anche io queste donne della musica.

Ad esempio, Katrien dei Mogwai me la immagino come un turbinìo violento di emozioni: sanguigna, idealista, indomabile. Quelle storie che quando finiscono ti lasciano addosso un'amarezza arresa che non se ne andrà mai più via.

La destinataria di She's like heroin dei System of a down è sicuramente una fiamma che brucia violenta. Ha un ritmo insostenibile, è deviata e imprevedibile, di conseguenza irresistibile. L'amore dannato che ti porta alla rovina, e la parte peggiore è che tu te ne accorgi, ma non puoi farci niente. Un'autodistruzione consapevole. Non molto diversa dalla Lory Meyers dei Nofx.

La Daughter dei Pearl Jam è sicuramente un'adolescente che ha fretta di crescere: capelli arruffati, niente trucco e poco curata, molto carina lo stesso. E' una ribelle per necessità e non per moda, anche se a tradirla sono quegli occhi limpidi e indifesi e quei lineamenti morbidi. Rifiuta di essere trattata e custodita come un cristallo fragile e grida a denti stretti la sua capacità di stare al mondo. Una tosta che non ha tempo per innamorarsi, ma tremendamente insicura. E' la sorella maggiore di Aurora Sogna dei Subsonica, anche se non vuole sentirselo dire.
Certo l'ultima arrivata è cresciuta in ambienti molto più digitali e all'avanguardia stilistica, seppure alienanti allo stesso modo. E anche se alle sfuriate preferisce chiudersi ogni volta di più in sè stessa, l'incapacità di sentirsi a proprio agio tra gli altri è la stessa della sorellona a stelle e strisce.

Di ben altra pasta è Per Elisa di Battiato. Una predatrice senz'anima: ti punta, ti prende e ti molla; a te rimane solo quella stupida e virile illusione di controllo, che ti porta inevitabilmente a distruggerti. E' il prodotto ultimo delle rivendicazioni femministe degli anni settanta, forgiata da decenni di sottomissioni, allenata a prendere ciò che vuole. Ma sotto quel volto fermo e determinato trapela un po' di stanchezza, perchè non si può essere una macchina perfetta per sempre.

Un piacevole incontro, perchè mai dimenticata, è invece Persa degli Altro, che rappresenta quella storia lontanissima nel tempo di cui non si hanno più ricordi di momenti o episodi precisi, solamente emozioni. E' quella piccola ferita nel cuore con cui hai imparato a convivere.

Ci sono però anche delle figure che non riesco bene ad inquadrare. Donne sfuggenti, intriganti e molto molto affascinanti. Di una ne parlo solamente per pochi secondi, è Karola Bloch dei Port-Royal: un'ossessione incessante, ma allo stesso tempo dolce e melodica. Di lei ti colpiscono soprattutto le mille sfaccettature della sua personalità. L'altra invece ci tengo a presentarla, si chiama Eva Green e alle tue orecchie arriva così:

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