Blow (un post per me)

Chi se n'è andato per sempre, per un buco di troppo, per un chilometro di asfalto in più o per qualche motivo che non capiamo. O chi si è semplicemente allontanato, partito per l'università, partito per un nuovo lavoro e una nuova vita, partito perchè dove era prima l'aveva combinata troppo grossa, partito per stare meglio e mai tornato.
Ancora, chi non abbiamo mai sentito vicino pur essendo a un passo.
Capita di perdere le tracce, di allontanarsi da quelli che sono stati, anche solo per poco, compagni di viaggio, e capita, cosa ancora più strana, che quando si ha la possibilità di rincontrarsi non lo si voglia fare, rifugiandosi nei propri ricordi e continuando a fidarsi di essi per non mutare mai un'immagine a cui siamo troppo affezionati.
Dentro noi stessi ci sentiamo più protetti. Che deboli!
E questo vuol dire soffiare, continuare ad andare nonostante una realtà intasata di immagini, simboli e parole a cui non si contrappone una fantasia abbastanza solida da costituire un rifugio sicuro. Una fantasia minata dal tutto che è a disposizione dei nostri sensi, troppo legata al mondo del tangibile e poco a quello dei significati. Andare e basta. Anche se è fatica, e a fare le cose senza capirne il motivo non si riesce propriamente bene.
Tanto quando sarà finita non lo decidiamo mica noi, no, piuttosto qualcuno che ci chiederà una sigaretta, un medico che vorrà asportarci l'appendice, magari la strada che ci conosce meglio o, banalmente, il più familiare e ripetitivo dei gesti.
Ma già allora ci sarà qualcun altro che avrà cominciato a soffiare, non per solidarietà nei nostri confronti e neache per aiuto, lo farà perchè sarà cominciato il suo unico turno.
Il soffio è un'affermazione solitaria.

"Che tu possa avere il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle".

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