Il Mondo Nuovo


Nonostante questo progetto abbia appena quattro/cinque anni di vita, Il Teatro degli Orrori non è certamente un gruppetto liceale formato da ragazzini esaltati, e di conseguenza i componenti si sono resi subito conto che intitolare questo nuovo album "Storia di un immigrato" sarebbe stato un grosso errore. Avrebbe portato tutta una serie di paragoni fuori luogo con l'immenso Fabrizio de Andrè sviando l'attenzione dei contenuti proposti. Perchè siamo fatti così, noi pseudointellettuali che scriviamo (anche solo saltuariamente) di musica: sempre all'affannosa ricerca di citazioni e rimandi storici per tentare di nascondere la scarsa capacità di lettura e analisi dei contenuti.
Lo stesso antico vizio che esprimeva Jorge da Burgos ne Il Nome della Rosa quando affermava: "non c'è progresso nella storia della conoscenza, ma una mera, costante e sublime ricapitolazione".
Ecco, i Nostri erano coscienti di questo rischio ma hanno comunque deciso di chiamare il loro album Il Mondo Nuovo.
Certo, Aldous Huxley è un paragone molto meno ingombrante di Faber per ambito artistico e lontananza geografica, fatto sta che in questa settimana si sia parlato molto più di Brave New World che del disco in sè, come se di ciccia sul fuoco non ce ne fosse.
E invece ce n’è e anche parecchia. Il Mondo Nuovo è un concept album sul tema dell’immigrazione raccontato attraverso le storie e i nomi di alcuni immigrati. Coerentemente con questa impostazione scompaiono dall’album le sfuriate rock dei due magnifici predecessori, si alleggeriscono le chitarre e rallenta la sezione ritmica. Non si vive più di singoli momenti esplosivi o intimistici ma di un unico movimento, che perde di senso se sezionato, dove la musica diventa il palcoscenico dal quale Capovilla recita i suoi ricchissimi e sempre pregevoli testi.
Le melodie dilatate hanno poco a che fare con quelle più tirate e incisive cui ci aveva abituato la band veneta, ma questo non impedisce loro di regalarci dei momenti di intensità difficile da trovare in giro (NIcolaj su tutte; Ion, canzone per la quale è stata chiesta l'autorizzazione alla pubblicazione alla moglie dell’omonimo operaio; Vivere e morire a Treviso, almeno per me molto rappresentativa) e qualche episodio dall’incedere più sostenuto (Martino e il singolo Io Cerco Te).

Il Mondo Nuovo è un album complesso, che richiede tempi di digestione ancora più lunghi di Dell’Impero delle Tenebre, e molto coraggioso, perchè ci sfida ad ascoltare e riflettere senza fretta a proposito di un tema delicato che viene trattato sempre con troppa fretta dalla politica (nord)italica, preoccupata più di non scontentare le spinte emozionali (schèi) del popolino che di formare una coscienza civile al riguardo.
I pregi, però, finiscono qua. Questo album ha il grosso difetto di essere dominato e deformato nella sua struttura da un Capovilla eccessivo che dà l'impressione di non riuscire mai a farsi da parte, neanche per dare il tempo alle melodie di uscire dal bozzo e compiersi fino in fondo.
A mio avviso un mezzo passo falso.


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