Il Tea Party ovvero il sogno americano
Ora che finalmente sembra finita la penosa pantomima americana sul suo possibile default (dài, ma vi sembrava il caso?) ho avuto la possibilità di chiarire bene alcuni punti che non mi tornavano.
Punto primo: cosa cazzo è il Tea Party
Punto secondo: qual è lo scopo ultimo di tutta questa patetica messa in scena
Per farlo ho ricominciato dalle basi.
Una nazione che deve ridurre il proprio deficit ha davanti a sè due strade da percorrere: aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica.
Aumentare le tasse vuol dire mettere direttamente le mani in tasca ai ricchi, ai molto ricchi per l'esattezza, mentre tagliare la spesa pubblica significa prelevare indirettamente reddito al ceto medio-basso e basso.
Uno stato liberista è quello che ha una tassazione leggera e investe poco in settori di pubblica utilità quali sanità, istruzione e non prevede forme troppo elaborate di ammortizzatori sociali; è una struttura minimale e poco invadente sulla borghesia, piuttosto evanescente per i più poveri.
Uno stato sociale, d'altro canto, è quello con una pesante tassazione di tutti i ceti più alti ma che sostiene una ingente spesa pubblica ripartita il più equamente possibile fra i settori d'intervento di cui sopra.
Gli stati democratici moderni funzionano tenendosi in precario equilibrio fra questi due casi limite. Puntano sul fatto che per aumentare troppo le tasse i ricchi dovrebbero convincere il 90% dei non ricchi a votarsi contro e che la spesa pubblica possa essere diretta, in qualche modo, anche a sostegno dell'economia privata.
Sto semplificando, ovviamente, ma si tratta pur sempre di macroeconomia spicciola.
In America sta succedendo proprio questo: i molto molto ricchi hanno convinto il 99,9% della popolazione - e dei democratici - a votarsi contro pur di non aumentare le tasse.
Come hanno fatto?
Vi ricordate del punto primo?
Il Tea Party è un movimento politico di ispirazione popolare e conservatrice che prende il nome dal Boston Tea Party, e cioè il momento storico in cui le colonie americane cominciarono a lottare per l'indipendenza economica dal Regno Unito partendo proprio dalla lotta alla tassazione sulla vendita del tè.
Il Tea Party nasce nel 2009 ed è un movimento meno complesso di quello che ci vogliono far credere.
Sono repubblicani e protestano, sempre.
Scendono in piazza e in strada sfilando in cortei, sfoggiando slogan e cartellonisitica standard da manifestazione per chiedere, fondamentalmente, meno tasse e il diritto di vivere in libero mercato.
Un sondaggio dell'Università di Washington del 2010 ha dato una connotazione abbastanza precisa dei componenti di questo movimento:
il 73% non approva la politica del dialogo voluta da Obama con i paesi musulmani
l'82% pensa che gay e lesbiche non dovrebbero avere il diritto civile a convolare a nozze, il 52% (sempre dell'intero campione), inoltre, afferma pure che questi ultimi hanno troppo potere politico
il 74% crede che sì, è importante che i neri e le minoranze abbiano gli stessi diritti dei bianchi cristiani ma no, non è compito del governo garantire questi diritti.
Insomma, sono repubblicani. Dalla testa ai piedi. E neanche troppo moderati.
Sono repubblicani, sono liberali e liberisti, cristiani e scommetteri cattolici per la quasi totalità. E protestano, pure. Quindi sono anche sobillatori.
Sono un sacco di cose, certo, ma di sicuro non sono ricchi.
Oh, se fossero tutti ricchi come farebbe l'America a rischiare il default? Non ci saranno mica tutti questi negri, no?
Pochi fra loro sono ricchi, quasi nessuno è molto ricco, ma pensano e si comportano come se lo fossero, ed è per questo motivo che le grandi corporazioni americane, guidate dai molto ricchissimi, hanno usato il proprio potere su media e opinione pubblica per dar loro risonanza ottenendo quello che volevano: una riforma dura, durissima, che non andasse però a colpire i loro patrimoni.
Tutto qua. Delusi?
Ma in fondo non era questo il sogno americano: un giorno sei un tranquillo ragazzone che fa il bagnino a Dixon, nell'Illinois, e qualche anno dopo diventi il presidente degli States?
N'è forse vero, vecchio Reagan?
Vedete che c'è una speranza per tutti!
E del neonato Tea Party Italia, che dite, ne vogliamo parlare?
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