Surrealismo, epica e i soliti 10 minuti
...e poi, d'improvviso, la nebbia comincia a diradarsi. Non molto, in realtà, appena quanto basta per permettere alle prime luci del giorno di filtrare.Alle 7,30 del mattino, nel bel mezzo della pianura Padana orientale, ci accorgiamo che campi e alberi sono coperti da un sottile strato di brina.
Finalmente la città.
La stazione, l'aria umida che sa di asfalto e carrozze dismesse e un caffè fumante seduti al bancone. I nostri visi provati, i nostri sorrisi, la nostra quiete inviolabile.
La vaga sinestesia del morbido silenzio che ci circonda confonde il limite tra la sacra intimità della pagina di diario e la strafottenza della narrativa dozzinale.
Senza fretta arrivano un sole spavaldo e un cielo terso, recuperiamo con gioia qualche grado di temperatura.
Poi un altro treno, La Cavalcata delle Valchirie ci accoglie nel vagone. Tensione epica, surrealismo, volume irragionevolmente alto e una prevedibile, quasi scontata, voce dagli altoparlanti della stazione: dieci, maledetti, minuti di ritardo.
Buon anno a noi che siamo scintille.